Questo significa che molti ingredienti sono freschi, a chilometro zero ed a basso impatto ambientale. Da li ho iniziato ad occuparmi di come il digitale può consentire una coltivazione su piccola scala, casalinga, ottenendo risultati paragonabili a quanto compriamo al supermercato. La catena di produzione e distribuzione è molto lunga e costosa: dalla semina, irrigazione, raccolta, preparazione alla spedizione e distribuzione fino al punto di vendita del supermercato o negozio di quartiere, i pochi euro al kilo che paghiamo per gli alimentari devono sfamare tantissime persone e pagare i lauti profitti della grande distribuzione.
Questa pressione sui costi porta all’uso di prodotti e processi industriali che spesso incidono sulla bontà, qualità se non pure sulla tossicità dei prodotti che ci arrivano in tavola. Come abbiamo visto nello scorso numero, il Coronavirus ci consente un attimo di riflessione sulla modalità di fare la spesa: siamo uomini e donne liberi di scegliere, o gregge di consumatori?
Con l'espressione Precision Farming si intende l’uso di sensori di insolazione, temperatura, umidità e componenti azotati (volendo anidride carbonica in serra) che alimentano la solita IA (quella intelligente come una rana) che ha in memoria la ricetta per coltivare ogni specie di frutta o verdura. Qui in USA, la combinazione di liberalizzazione e prezzo della marijuana medica ha fatto si che il precision farming sia partito a scheggia nella coltivazione di questa pianta felice. Se la marijuana si vende a $2.000/kilo e la lattuga a $1.2/kg, vien da se che sia gli imprenditori sia l’hobbista col pollice verde e l’aria serafica si buttano sulla prima.
La coltivazione di ogni varietà vegetale, come l’allevamento delle speci animali, è ben documentata in ricette precise che tengono conto del clima e del contesto. Questo significa che gli algoritmi di intelligenza artificiale possono processare tutti i dati delle variabili rilevate dai sensori, ed automaticamente aprire o chiudere i rubinetti per l’irrigazione, aumentare o meno l’illuminazione ed avvertirci quando serve una potatura per migliorare l’esposizione alla luce e l’aerazione.
A livello di curiosità, posso dire che un tipo specifico di marijuana va tenuta a 950ppm di CO2 mentre un altro a 1400ppm. PPM sta per parti per milione, un livello di precisione che oggi è disponibile a qualsiasi consumatore e che fino a qualche anno fa non era minimamente immaginabile. Questi sistemi sono economici, e si può iniziare da un primo sensore per i vasi in balcone da irrogare automaticamente, e poi creare sistemi più completi quando si prende gusto. Raccomando anche di iniziare da piante robuste, come il basilico: farete un pesto alla genovese che vi ripagherà ampiamente dell’investimento.
Come sempre, per chi vuole approfondire:
https://pdfs.semanticscholar.org/9540/2863c8efb034021ee7e1e4da746b902db2e0.pdf