Macchine coscienti

Stiamo parlando di androidi animati da una intelligenza artificiale (IA) in grado di registrare informazioni dall’ambiente circostante per costruirsi una coscienza delle proprie percezioni e di sé. Informazioni acquisite sulla base di un proprio modo di intraprendere indipendente (libero arbitrio) pur partendo da un codice originario da noi umani programmato (una sorta di sapere innato).

Possibile?

Cosa manca all’IA per essere cosciente

L’intelligenza artificiale (IA) si fonda su un paradigma molto diverso dalla mente umana: essa non percepisce, vagliando dati alla fonte, ma elabora dati più o meno grezzi in modo computazionale dopo averne preso atto. Le reti neurali profonde (deep learning) sono capaci di trattare grandi moli di dati in modo efficiente. 

Cosa manca all’IA per essere cosciente

L’intelligenza artificiale (IA) si fonda su un paradigma molto diverso dalla mente umana: essa non percepisce, vagliando dati alla fonte, ma elabora dati più o meno grezzi in modo computazionale dopo averne preso atto. Le reti neurali profonde (deep learning) sono capaci di trattare grandi moli di dati in modo efficiente. Per esempio, algoritmi di visione artificiale possono analizzare milioni di pixel per secondo, identificare oggetti, riconoscere volti o prevedere azioni. 

Il rischio di un’intelligenza artificiale cosciente

Ogni istante della nostra vita è attraversato da un’enorme quantità di stimoli sensoriali: visivi, uditivi, tattili, olfattivi e propriocettivi. Tuttavia, il cervello umano non registra tutto indiscriminatamente: filtra, seleziona, riduce il caos in schemi coerenti, costruendo significati attraverso processi evolutivamente raffinati.

Ci estingueremo per una superintelligenza?

Eric Schmidt, ex CEO di Google, ritiene che la rivoluzione dell’IA sia solo avviata, che sia largamente sottovalutata e che cambierà radicalmente il mondo. Come?

Egli ritiene che nel prossimo anno la maggior parte dei programmatori sarà sostituita dall’intelligenza artificiale (IA). Crede inoltre che entro un anno ci saranno chatbot matematici meritevoli di pieni voti in programmi universitari.

Diplomazia e cooperazione internazionale per evitare il peggio?

Nel 2025, il Global Peace Index (GPI) ha raggiunto il minimo storico: 59 conflitti armati statali sono attivi - il numero più alto dal secondo dopoguerra – e si sono registrati 152.000 morti per ragioni conflittuali nel solo 2024. Non meno allarmante è l’impatto economico globale degli scontri: quasi 20.000 miliardi di dollari, pari all’11,6 % del PIL mondiale. Per carità, commesse in crescita per armatori e ri-costruttori!

Intelligenza artificiale e rischio nucleare

Per la prima volta in questi editoriali sulle possibili fini dell’umanità che potremmo costruirci da soli, affrontiamo il caso di un rischio congiunto: quello tra l’uso improprio dell’intelligenza artificiale e l’olocausto nucleare.

Geografia delle testate nucleari

Oggi nel mondo esistono circa 12.500 testate nucleari, distribuite tra nove paesi. La maggior parte di esse sono bombe a fissione migliorata o a fusione (termonucleari), con capacità distruttive molto elevate, più potenti e tecnologicamente avanzate delle prime due mai sganciate su obiettivi civili in Giappone. Secondo la Federation of American Scientists (SIPRI), la Russia oggi ha l’arsenale più nutrito (quasi 6000 testate) seguita a un’incollatura dagli USA con oltre 5200.

A un passo dalla fine

Era da poco passato l’equinozio d’autunno, quando notte e giorno si pareggiano in durata. Il 26 settembre 1983 l’umanità sfiorò l’annientamento. La storia, che grazie a lui possiamo raccontare, ha come protagonista Stanislav Petrov, tenente colonnello dell’Armata Sovietica. Come vedremo non gli mancarono sangue freddo, spirito critico e buon senso.