Lui, lei, l’altro
Nelle case di coppie che invecchiano, un nuovo “terzo incomodo” potrebbe presto fare il suo ingresso: non un amante, ma un robot. Non per rubare affetto, ma per integrarlo.
Nelle case di coppie che invecchiano, un nuovo “terzo incomodo” potrebbe presto fare il suo ingresso: non un amante, ma un robot. Non per rubare affetto, ma per integrarlo.
Viviamo più a lungo, e questo sembra una conquista. Ma dietro la statistica dell’allungamento della vita media si nasconde un paradosso: la vecchiaia non è sempre condivisa in salute, e spesso la longevità diventa una prova di resistenza più che d’amore.
La cura, in ogni società, è un gesto che intreccia affetto e responsabilità. Ma oggi, in Italia come in Giappone, questo gesto sta diventando un nodo psicoeconomico: un equilibrio instabile tra amore, dovere e sostenibilità finanziaria.
Italia e Giappone sono due tra i Paesi più emblematici al mondo per comprendere come la fascia tra i 40 e i 60 anni — genitori di figli adulti o adolescenti, ma anche figli di anziani longevi — regga ormai la maggior parte del carico sociale.
Questo nei prossimi anni non potrà che peggiorare.
Tra i Paesi più industrializzati del mondo, Italia e Giappone condividono un primato che racconta tanto del loro presente quanto del futuro demografico globale e che li rende a pieno titolo le nazioni per antonomasia della generazione della cura, la mia, quella di chi deve garantire assistenza a giovani con sempre meno certezze e anziani che rimangono con noi sempre più a lungo.
Siamo la generazione della cura. Non perché l’abbiamo scelto, ma perché è ciò che ci resta quando il tempo si allunga e le certezze sul futuro si restringono. Viviamo in mezzo, tra genitori che invecchiano sempre più e figli fatti tardi che trovano la loro strada ancora più tardi.
Siamo imbevuti nella fiducia e del benessere di quando eravamo giovani, temprati dalla crisi permanente in cui siamo maturati. L’ascensore sociale era ben oliato e credevamo nel mito del progresso continuo, di un mondo piatto di benessere. Poi tutto si è inceppato.
L’etica della tecnologia è il campo di riflessione che studia le implicazioni morali, sociali e ambientali delle tecnologie. Non riguarda solo l’uso, ma anche la progettazione e lo sviluppo di strumenti, piattaforme e sistemi. Si interroga su come le innovazioni influenzino libertà, giustizia, diritti e benessere umano.
“Giuro su Dio che quanto dirò sarà la pura verità. Grazie alla sua grande superiorità tecnologica Hitler è quasi riuscito nel suo intento di soggiogare l’Europa intera. Più avanzerà il progresso tecnologico, più grande sarà il pericolo”.
Chi parla è Albert Speer, soprannominato l’architetto di Hitler, nell’ultimo anno di conflitto Ministro degli Armamenti del Reich.
Quale è lo scopo degli LLM alla ChatGPT? Sciorinarci lo scibile in forma adeguata a ogni nostra richiesta? Non solo. Questa è la loro utilità per noi, clienti o utilizzatori. Chi produce queste tecnologie ha anche altri obiettivi. Il più banale è legarci a loro e per farlo in modo efficace deve conoscerci a fondo per dirci le cose come a noi fa piacere sentirle, masochisti inclusi, ben profilabili anch’essi. Se i cuoricini di Instagram profilano potenziali compratori dei prodotti delle ditte sponsor, qui per gli LLM la profilazione dell’utente punta ora a farti appassionare a loro e non agli altri.
Viviamo un’epoca in cui la biochimica è diventata sublime tanto per le tecniche computazionali quanto per quelle sperimentali: modelli di intelligenza artificiale capaci di prevedere la forma di molecole e piattaforme di editing genico che riscrivono il DNA stanno infatti accelerando la trasformazione terapeutica. Due sviluppi recenti — AlphaFold 3 e l’esplosione delle applicazioni CRISPR — incarnano questa doppia rivoluzione.