Tecnosofia


Fermare l’ ”All in” tecnologico

“Giuro su Dio che quanto dirò sarà la pura verità. Grazie alla sua grande superiorità tecnologica Hitler è quasi riuscito nel suo intento di soggiogare l’Europa intera. Più avanzerà il progresso tecnologico, più grande sarà il pericolo”.

Chi parla è Albert Speer, soprannominato l’architetto di Hitler, nell’ultimo anno di conflitto Ministro degli Armamenti del Reich.

Come tale è sotto processo a Norimberga e si difende davanti ai giurati. Come tale allungò di fatto la guerra di un anno. Riuscì infatti a produrre armi nel sottosuolo in tutt’Europa, sfruttando schiavi ai lavori forzati, senza cure mediche, con barili usati come latrine, eliminandoli se incapaci di lavorare oltre. Solo a Mittelbau-Dora, fucina dei missili V2, ne morirono 40,000.

Sostiene che grazie alla supremazia tecnologica, basata innanzitutto su un’industria potente (meccanica, chimica, energetica, degli armamenti), una supremazia scientifica (ad esempio nella medicina), ma anche un controllo capillare di mezzi di comunicazioni nuovi come la radio o gli altoparlanti, il gerarca nazista è riuscito a soggiogare la volontà di ottanta milioni di tedeschi.

Nega di conoscere i campi di concentramento e la cosiddetta “soluzione finale”, lo sterminio di milioni di ebrei. Mente. Oggi sappiamo che autorizzò egli stesso la costruzione di 4 nuove camere a gas nel campo di concentramento di Auschwitz, dove morirono oltre 1 milione di deportati tra il ‘40 e il ‘45. Per suo mandato più di 55 mila ebrei sono stati deportati da Berlino per la maggior parte a morire nei lager. Doveva liberare alloggi da dare ai tedeschi evacuati dai luoghi dove dovevano nascere opere architettoniche monumentali di dimensioni mai viste prima. Berlino doveva diventare la capitale del mondo: Ghermania. Il richiamo per lui, architetto, ad essere il demiurgo di queste opere senza precedenti è stato semplicemente irresistibile.

Il tecnico incolpa la tecnica al posto suo per farla franca. E la fa franca. Evita il patibolo e dopo vent’anni di prigionia a Spandau, vive gli ultimi anni della sua vita rilasciando interviste come una star di Holliwood.

Perché vi ho raccontato questo? Perché la corsa alla supremazia tecnologica, che sia ispirata al dominio materiale o a quello digitale del mondo accieca. Quella a cui stiamo assistendo, ma che ha illustri precedenti nella spietata scalata di Amazon, è una corsa irrefrenabile a migliorare gli LLM per diventare dominanti attraverso spese energetiche enormi, spregio all’ambiente, esaurimento delle risorse del pianeta, incuranza delle condizioni dei lavoratori delle miniere di litio, cobalto, rame, …

Un gioco al rialzo in cui è “All in” a ogni mano di poker. In cui non si percepisce un limite. In cui lo stesso uso del linguaggio, una delle tecnologie più potenti inventate da noi umani, è visto come una soluzione transitoria per connettere le potenze di calcolo dei signori degli LLM con il nostro cervello. In cui il collegamento diretto uomo-macchina è quasi auspicato per aumentare le potenzialità di un essere umano che, come una crisalide in una farfalla, evolverà in un essere transumano.

Come si ferma tutto questo? Con un’altra tecnologia: l’etica.

Molti filosofi morali saranno sobbalzati sulla sedia, ma l’etica deve oggi esprimersi come tecnologia. Il come e il perché alla prossima puntata!


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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.