Il gabbiano, il comignolo e altre facezie da conclave

Per chi si occupa di logica e di comunicazione intese come “gesto”, cioè come azione con un inizio e una fine che portano un significato, è difficile non notare i particolari comunicativi degli eventi delle ultime settimane. Evito quelli veri e importanti: colori e canti (icone), sigilli e candele (indici), giuramenti latini e discussioni multilingue (simboli), il cui aggregato (gesto) ha tenuto incollati gli occhi di molti, a prescindere da credenze e convinzioni. Voglio invece fare un elenco dei fatti comunicativamente curiosi della narrazione.

L’etica paradossale di Šalamov

Se non avete letto Šalamov, fatelo. I racconti di Kolyma sono un viaggio nell’immensità assurda e glaciale dei lager staliniani. I racconti sono duri, spietati nelle descrizioni dell’abiezione da lager, impietosi nel giudizio sull’essere umano che viene fuori dai totalitarismi del XX secolo, eppure anche misteriosamente profondi e, in qualche modo, impregnati di una forza positiva che non è l’esito immediato della lettera dei testi.

L’AI e le nostre presunzioni

Ho partecipato a decine di conferenze su Intelligenza Artificiale (AI) nell’ultimo anno. In fondo, la maggior parte degli interventi tende a dirci che alla fine siamo più bravi e intelligenti noi umani: la nostra intelligenza è diversa, creativa, unica, irrepetibile, responsabile e mille altri complimenti che ci facciamo da soli. 

I giudici e il parafulmine di Robespierre

L’aneddoto legale è interessante. Il futuro ispiratore e membro del comitato di salute pubblica, Maximilien Robespierre nel 1783 era un avvocato, nella sua Arras. La sua carriera comincia con un grande successo. Difende il signor Vissery de Bois-Valé al quale la comunità del suo paese, Saint-Omer, vuol far disinstallare un parafulmine costruito sul tetto e che la comunità stessa giudicava pericoloso.

Di cuore e coraggio

L’enciclica del Papa Dilexit nos è uscita qualche mese fa. I giudizi papali sono sempre interessanti, per cattolici e non, per capire quali sono le preoccupazioni che vengono da una delle agenzie culturali di più lunga data e successo. Non vi dirò quindi molto delle riflessioni teologiche ma piuttosto degli spunti filosofici e sociologici.

Fake truth e intelligenza artificiale

La scena del litigio Trump-Vance-Zelensky è subito stata trasformata in un simpatico video fake fatto con AI dove i tre leader si assaltano fisicamente invece che moralmente. Così, in una sola immagine, si possono vedere due delle caratteristiche principali della comunicazione attuale, all’inizio dell’era AI, spesso segnalati su questa testata: la disintermediazione totale e le fake truth.

Trump e le intuizioni elementari della filosofia del diritto

La vicenda dell’improvviso cambio di strategia – non di obiettivo – americano ci riporta a un problema interessante legato alla storia, alla forza e al diritto. È chiaro che, a dispetto dei grandi squilibri strategici, l’avversario degli Stati Uniti resta la Cina. Trump pensa di avere delle chance di staccare la Russia dalla Cina così da indebolire il vero nemico e, forse, trattare con esso una spartizione radicale del mondo, una seconda Yalta. Ci riuscirà? È una mossa che ha senso? Lo sapremo alla fine delle negoziazioni e, comunque, nel giro di qualche anno.

La speranza come passione e relazione

Guido Gili è uno dei più importanti sociologi della comunicazione italiani. Da anni si occupa di temi e valori che implicano relazioni umane complesse. Aveva incominciato con la violenza nei media, poi si è occupato a lungo della credibilità, della menzogna al tempo della postverità e, ora, con Emiliana Mangone, della speranza, nel libro Speranza. Passione del possibile, edito da Vita e Pensiero.

Perché piace "Il Conte di Montecristo"

Ho letto il romanzo di Dumas non per la serie televisiva ma perché un amico sudamericano che vive a Parigi me ne ha consigliato la lettura per capire la Francia e i francesi. Nel romanzo, in effetti, si capiscono diversi aspetti della storia e dei costumi della dolce terra d’oltralpe. Per esempio, che il contegno, la capacità di controllo, la non esternazione di sentimenti ed emozioni erano valori dell’aristocrazia francese ottocentesca ed lo sono rimasti nell’educazione nazionale.