Leggere troppo lentamente, leggere troppo velocemente

Mentre vi trovate a leggere sotto l’ombrellone o sdraiati su un verde prato di montagna, siete nella posizione migliore per riflettere un istante su uno dei folgoranti pensieri, il n. 38, di Blaise Pascal. Il grande matematico e filosofo diceva che “Se leggiamo troppo velocemente o troppo adagio non capiamo niente”.

La libertà e la politica liberale

Dopo l’articolo della settimana scorsa sulla libertà, qualche lettore mi scrive per chiedere quali siano le conseguenze di un’idea di libertà che non sia neutrale, nella quale cioè non valga il detto per cui tutto è permesso purché non leda la libertà altrui. Infatti, una volta dimostrato che lediamo, influenziamo, condizioniamo sempre la libertà altrui, allora come la mettiamo con il mondo liberale occidentale? Dovremmo forse sposare un’idea di Stato etico come i totalitarismi del secolo passato e quelli presenti nei quali lo Stato ci dice che cosa è bene e che cosa è male?

La libertà e il detto più famoso del mondo (occidentale)

Se chiedete nel nostro mondo occidentale che cosa sia la libertà, la maggior parte delle persone vi risponderà con un’espressione che riprende gli scritti di John Stuart Mill dell’anno 1848: la libertà è fare ciò che si vuole purché ciò non leda la libertà altrui. Mill in realtà non aveva nessuna intenzione di difendere un individualismo sciocco e non avrebbe mai sposato le interpretazioni odierne del suo detto.

Zalamea, la matematica e la balena bianca

Fernando Zalamea è un celebre storico della matematica che insegna in Colombia dopo essersi formato a Parigi e Boston ed è anche un matematico, un filosofo, un critico d’arte e di letteratura, un giornalista e un autore di romanzi. Soprattutto è un uomo buono e intelligente che ha la caratteristica tipica dei grandi: non disprezza mai nessuno, non ironizza mai su cose intelligenti, ascolta con attenzione chiunque, non presume mai di aver esaurito il valore di un pensiero. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo. Qualche anno fa una ricerca di Google lo considerava... 

AI alla pugliese

Il Papa parla al G7 pugliese di Intelligenza Artificiale. Curioso ma non strano: la Chiesa Cattolica, rispetto ad altre istituzioni religiose e nonostante la vulgata contraria, ha in sé un’anima progressiva se non progressista. Convinta della presenza dello Spirito Santo nella storia umana e senza problemi di eredità diretta del potere, la Chiesa si è sempre interessata dei cambiamenti, provando a giudicarli dal suo punto di vista, cercando di capirne il fine, alle volte rischiando gravi abbagli o strumentalizzazioni.

Europa, una questione di conoscenza

Questa settimana si vota per il Parlamento Europeo. Tra i fiumi di retorica pro-Europa e anti-Europa è difficile sentire scorrere qualche pensiero originale come è difficile essere crudelmente realisti nelle conclusioni.

Perché chiamano i filosofi a parlare di intelligenza artificiale?

Le librerie reali e virtuali sono zeppe di testi sull’intelligenza artificiale e non c’è più incontro, meeting, festival che non ne parli. Spesso, i filosofi o, meglio, i professori di filosofia – delle superiori e delle università – vengono invitati ai panel nelle vesti più diverse: esperti di etica, di logica, di informatica, di design, di sicurezza, di previsioni estetiche ed etiche, sociali e politiche.

Maglie, squadre e corpi intermedi

Alle volte persino il calcio può far pensare. Venerdì scorso, 3 maggio, vado a vedere la stanca partita di fine campionato Torino-Bologna. La partita è soporifera come la maggior parte nel calcio post-moderno: infiniti passaggi, più all’indietro che in avanti, qualche rara occasione da goal, atleti lamentosi e fragili. Finisce 0-0 tra i fischi sonori dei tifosi di casa.

Statue e segni

Nel meraviglioso romanzo Q, prodotto sperimentale del collettivo Luther Blisset, il capo degli anabattisti Bernhard Rothmann comincia le sue prediche anti-cattoliche da un aneddoto: l’aver incrociato un bambino cattolico di 5 anni, il quale, interrogato su chi fosse Gesù, rispondeva: “una statua”. Di qui lo scandalo e l’accusa di idolatria che infuocano le pagine del romanzo nella battaglia tra l’eroe protestante, sempre più radicalizzato e pauperista, e l’anti-eroe, l’agente segreto cattolico Q. 

La felicità secondo MacIntyre

Alasdair MacIntyre è uno dei pensatori più interessanti dei nostri tempi con il suo tentativo di fare della filosofia che non sia astratta e settoriale ma che rifletta sul modo solito con cui la gente normale ragiona mentre vive quotidianamente. Il suo lavoro su L’etica nei conflitti della modernità è appena uscito in traduzione italiana (Mimesis, 2024) e si occupa ancora una volta del nostro incerto stile di vita, che porta in sé tante tradizioni morali contrastanti, tra cui vaghiamo in modo ambiguo e sovente contraddittorio.