I colloqui fiorentini: un’occasione ancora viva

Nonostante tutte le analisi, spesso giuste ma parziali, sulla scuola e la sua degenerazione, anche quest’anno a Firenze sono riusciti a radunare 2300 ragazzi delle superiori a parlare di un poeta – Giovanni Pascoli, questa volta – per tre giorni. Lo fanno tutti gli anni, da 23 anni. Certo, prima del Covid, i ragazzi avevano raggiunto anche il doppio del numero, ma il colpo d’occhio di un palazzetto dello sport pieno di studenti che sono lì per un poeta è difficile da ignorare. 

Francesco, artista di Dio

Ho letto il Francesco d’Assisi per simpatizzanti di poca fede di G.K. Chesterton (TS Edizioni, 2016) e penso che sia un libro profondo e originale. Occorre superare la lettura un po’ ostica dei primi due capitoli, in cui Chesterton – come suo solito – si dilunga in osservazioni metodologiche e, soprattutto, nell’ironia su coloro che studiando soggetti storici religiosi, come san Francesco, fanno prevalere i propri preconcetti sul buon uso della metodologia storica. 

Problemi di significato a Parigi

La saga filosofica del termine “gesto” nel mondo culturale internazionale, per fortuna, continua. A Parigi, nell’antica Sorbonne, va in scena un grande convegno di tre giorni a cui partecipano filosofi, sociologi e letterati riuniti dallo splendido lavoro di Barbara Formis, professoressa di estetica che dirige da anni un Laboratoire du geste.

Le settimane creative e altri nominalismi scolastici

Ho tenuto una lezione in una scuola secondaria durante la settimana dedicata ad attività “altre”, diverse da quelle solite, particolarmente raccomandate da governi di ogni colore. Queste settimane sono le eredi delle occupazioni spontanee degli anni ’70 e ’80, tese a protestare contro il regime elitario e classista delle scuole dell’epoca. Gli studenti occupavano le aule e le presidenze, con rivendicazioni di carattere ideologico. Negli anni ’90 le occupazioni vennero istituzionalizzate, diventando settimane previste di autogestione studentesca. 

La cancel culture a Padova

È nell’iconica Università di Padova, con i suoi 800 anni di storia, che si è svolto il primo convegno italiano sulla cancel culture, organizzato a Scienze Politiche da tre coraggiosi professori: Marta Ferronato, Costanza Ciscato e Francesco Berti. La novità è prendere sul serio, con un’analisi accademica, un fenomeno, che è certamente nato come una moda americana, ma che è sempre più pervasivo anche in Europa.

Il pensiero debole e il nichilismo anni ‘90

Due settimane fa è mancato Gianni Vattimo, uno dei filosofi italiani più importanti del secolo scorso, uno dei pochissimi a essere conosciuto all’estero.

Era stato anche mio prof. a Torino, all’inizio degli anni ’90, forse all’apice della sua carriera. Arrivava sempre in ritardo, ben al di là di ciò che è normalmente concesso ai professori universitari. Si portava il giornale e cominciava a sfogliarlo, commentando le notizie. Poi, da qualcuna di esse partiva per un percorso filosofico, spesso teoreticamente sofisticato, coltissimo e avvincente, intessuto di ironia profonda, che era la sua cifra. 

Grotte

Nel nord della Cina mi portano a vedere le grotte di Yungang. Scavate nella pietra, si possono ammirare 57000 statue buddiste del V secolo, alcune delle quali raggiungono quasi i 20 metri, altre i pochi millimetri. Bisogna entrare dentro le cavità per scoprire i colossi. Il soffitto e le pareti sono tutti lavorati, spesso con raffinatezza simile a quella del barocco leccese del XVIII secolo.

La verità negata

“Che cosa desidera l’anima più della verità?” si chiedeva S. Agostino. La risposta è “nulla” secondo il grande filosofo. Solo nella verità sembra acquietarsi la ricerca. In un interessante saggio intitolato Per la verità (2007) di alcuni anni fa Diego Marconi, capostipite della filosofia analitica in Italia e non proprio consentaneo con Agostino su altre tesi, spiegava bene: “Dalle chiavi di casa alla terapia efficace del carcinoma ovarico, si cerca per trovare. 

Concepimento, potere e parole tra Testori e Giussani

Se qualcuno vuole leggere qualcosa di originale nell’estate torrida, può provare con questo Il senso della nascita (Rizzoli), conversazione tra lo scrittore Giovanni Testori e il sacerdote Luigi Giussani, avvenuta nel 1980 ma con tanti spunti attuali. È un testo breve, che sembra impegnativo ma non lo è troppo, se uno entra nel ritmo di questo dialogo tra due uomini di fede, di cultura e di comuni origini lombarde.