AI alla pugliese

Il Papa parla al G7 pugliese di Intelligenza Artificiale. Curioso ma non strano: la Chiesa Cattolica, rispetto ad altre istituzioni religiose e nonostante la vulgata contraria, ha in sé un’anima progressiva se non progressista. Convinta della presenza dello Spirito Santo nella storia umana e senza problemi di eredità diretta del potere, la Chiesa si è sempre interessata dei cambiamenti, provando a giudicarli dal suo punto di vista, cercando di capirne il fine, alle volte rischiando gravi abbagli o strumentalizzazioni.

Europa, una questione di conoscenza

Questa settimana si vota per il Parlamento Europeo. Tra i fiumi di retorica pro-Europa e anti-Europa è difficile sentire scorrere qualche pensiero originale come è difficile essere crudelmente realisti nelle conclusioni.

Perché chiamano i filosofi a parlare di intelligenza artificiale?

Le librerie reali e virtuali sono zeppe di testi sull’intelligenza artificiale e non c’è più incontro, meeting, festival che non ne parli. Spesso, i filosofi o, meglio, i professori di filosofia – delle superiori e delle università – vengono invitati ai panel nelle vesti più diverse: esperti di etica, di logica, di informatica, di design, di sicurezza, di previsioni estetiche ed etiche, sociali e politiche.

Maglie, squadre e corpi intermedi

Alle volte persino il calcio può far pensare. Venerdì scorso, 3 maggio, vado a vedere la stanca partita di fine campionato Torino-Bologna. La partita è soporifera come la maggior parte nel calcio post-moderno: infiniti passaggi, più all’indietro che in avanti, qualche rara occasione da goal, atleti lamentosi e fragili. Finisce 0-0 tra i fischi sonori dei tifosi di casa.

Statue e segni

Nel meraviglioso romanzo Q, prodotto sperimentale del collettivo Luther Blisset, il capo degli anabattisti Bernhard Rothmann comincia le sue prediche anti-cattoliche da un aneddoto: l’aver incrociato un bambino cattolico di 5 anni, il quale, interrogato su chi fosse Gesù, rispondeva: “una statua”. Di qui lo scandalo e l’accusa di idolatria che infuocano le pagine del romanzo nella battaglia tra l’eroe protestante, sempre più radicalizzato e pauperista, e l’anti-eroe, l’agente segreto cattolico Q. 

La felicità secondo MacIntyre

Alasdair MacIntyre è uno dei pensatori più interessanti dei nostri tempi con il suo tentativo di fare della filosofia che non sia astratta e settoriale ma che rifletta sul modo solito con cui la gente normale ragiona mentre vive quotidianamente. Il suo lavoro su L’etica nei conflitti della modernità è appena uscito in traduzione italiana (Mimesis, 2024) e si occupa ancora una volta del nostro incerto stile di vita, che porta in sé tante tradizioni morali contrastanti, tra cui vaghiamo in modo ambiguo e sovente contraddittorio.

Il curioso caso del signor Viotti

Tra le molte strane vicende della storia, è da notare quella del violinista e compositore Giovan Battista Viotti (1755-1824), a cui finalmente viene dedicata una mostra intera, a Vercelli. Alla sua epoca famoso e studiato come Mozart, o come più tardi Paganini, che lo considerava il maestro di tutti, Viotti ha subito un curioso caso di cancellazione della memoria.

Coraggio e verità

“Ci vuole coraggio per amare la verità. Questo è uno dei motivi per cui la verità è poco amata”, diceva il teologo Henri de Lubac in un libro intitolato Nuovi paradossi. Non penso ci sia frase migliore per far gli auguri di compleanno (5 anni) a Zafferano.news nato dall’idea di Riccardo Ruggeri e portato avanti, con questo spirito – verità e gratuità –, da tutta la sua squadra.

L’anno accademico dell’intelligenza artificiale

Giornata di inaugurazione dell’anno accademico dell’Università del Molise su Intelligenza Artificiale. Stranamente, per questo genere di manifestazioni, dove emerge il lato amministrativo e politico di ogni Ateneo, il pubblico stavolta è attento alle relazioni di contenuto. C’è attenzione perché c’è curiosità e, forse, paura. 

I colloqui fiorentini: un’occasione ancora viva

Nonostante tutte le analisi, spesso giuste ma parziali, sulla scuola e la sua degenerazione, anche quest’anno a Firenze sono riusciti a radunare 2300 ragazzi delle superiori a parlare di un poeta – Giovanni Pascoli, questa volta – per tre giorni. Lo fanno tutti gli anni, da 23 anni. Certo, prima del Covid, i ragazzi avevano raggiunto anche il doppio del numero, ma il colpo d’occhio di un palazzetto dello sport pieno di studenti che sono lì per un poeta è difficile da ignorare.