Pensieri e pensatori in libertà


Racchette perfette e discorsi traballanti

Le ATP finals torinesi sono un successo. A parte i lentissimi tornelli d’entrata, tutto funziona a meraviglia, secondo quella caratteristica indaffarata meticolosità che è il meglio e il peggio dei torinesi.

Bisogna indubbiamente ringraziare la giunta M5S di Chiara Appendino per la lungimiranza di puntare su uno sport all’epoca minoritario e il grande caso di trovarsi, allo stesso tempo e all’improvviso, con un italiano al vertice delle classifiche e con un gioco tanto perfetto da avere un solo rivale. Il caso è così eclatante che allo stesso Jannik Sinner mancano le parole per descriverlo tanto che, per affermare quanto sia bello ed entusiasmante giocare a Torino, deve dire che “sembra di stare…in uno stadio di calcio!”. Tanto mancano le parole adeguate all’evento!

Le parole non mancano invece nel concertino di intervallo di Fiorella Mannoia tra la partita di doppio e quella di singolo, ma sono parole contraddittorie. Alla fine del breve repertorio, la voce calda e rosseggiante di Mannoia intona con il pubblico la celebre “Quello che le donne non dicono”. La canzone è un inno a generosità, abnegazione, costanza, eroicità di affezione delle donne. Il ritornello, che il pubblico vorrebbe cantare a squarciagola, si basa sulla rima tra il “siamo così (dolcemente complicate)” dell’inizio, “(ci troverai) ancora qui” e il liberatorio “(ti diremo ancora un altro) sì” finale. Solo che Mannoia strozza nella gola il “sì” per commentare dicendo che è “sì, se ci va” e che comunque “può essere anche no”, con discorso finale su consenso e autodeterminazione. La canzone, però, diventa contraddittoria: si affrontano nel testo e nel commento due concezioni di libertà e di femminismo. Nel testo prevale l’idea di una libertà come affermazione, in questo caso di un genere differente, diverso da quello maschile e, per questo, più capace di bene e di affermazione dell’altro. L’aggiornamento del commento, invece, fa prevalere l’idea di una libertà come autodeterminazione, potenzialmente aperta a scelte di identità alternative. È una rispettabile discussione che esiste anche all’interno del pensiero femminista ma che suona male nella stessa canzone, soprattutto se la si interrompe.

I discorsi traballanti finiscono anche sui giornali. Il Corriere della Sera di Torino, il giorno dopo la finale delle finali, si scaglia contro l’ipotesi di spostare le finals a Milano dopo le Olimpiadi dell’anno prossimo. L’articolo prende il volo e la questione sulla sede del tennis viene letta addirittura come quella tra Atene e la piccola isola di Melo durante la guerra del Peloponneso, con il celebre discorso degli ateniesi riportato o inventato da Tucidide: è la forza che fa la storia non la giustizia. Per chi non l’avesse capito, qui Atene sarebbe Milano e Torino Melo. L’articolo si conclude minacciosamente ricordando che Atene invase Melo ma che poi perse la guerra ed “ebbe quel che si meritava”. Si sta per proporre una guerra tra le due regioni italiane? Marceremo con orde di tennisti sul Ticino? Il paragone sfocia nell’iperbole e l’esagerazione fa suonare tutto come ridicolo, oltre che quanto più lontano possibile dai toni classicamente pacati del capoluogo piemontese.

Il fatto è che le parole esprimono le cose e il loro significato. Solo che sono oggetti delicati e basta poco per trovarsi lontani da quanto si voleva dire o, peggio, dalla realtà delle cose. Del resto, diceva Cyril Martindale, riferendosi a Tommaso d’Aquino, che “pensare in modo ordinato e preciso è più difficile che dipingere un quadro o scolpire una statua”. Nulla di più vero e di più dimenticato.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.