Buona fortuna all’alleato digitale

È giunto il tempo di porre termine a questa prima serie di editoriali sull’alleato digitale. Per sommi capi, attraverso oltre una ventina di pennellate ve ne ho rappresentato scopi, hardware, software, impatto atteso sui sistemi lavorativi e il mondo del lavoro, rischi e tutele giuridiche da assumere per indirizzarne correttamente l’uso.

Le implicazioni giuridiche dell’alleato digitale

Nei mesi scorsi abbiamo discusso, sotto diversi profili, di come un alleato digitale personale potrà aiutarci ad apprendere, maturare un’opinione, decidere, meglio che da soli, se dotato di una intelligenza artificiale generativa adeguatamente sviluppata. Oggi ci soffermiamo sulle tutele giuridiche che ne dovrebbero condizionare la progettazione, il software e le funzioni.

Nuovi neurodiritti per l’essere umano?

Secondo molti studiosi l’attuale cornice normativa non sarebbe sufficiente a proteggere l’individuo dai rischi e dalle minacce derivanti da un uso distorto dei progressi dell’ingegneria neurale e dell’intelligenza artificiale generativa. Seguendo tale orientamento, sono state avanzate differenti proposte: dall’interpretazione in chiave evolutiva delle disposizioni già esistenti all’aggiornamento delle carte internazionali con l’introduzione di nuovi diritti fondamentali, i neurodiritti.

AI, neurotecnologie e diritti fondamentali a rischio

Mai come con l’intelligenza artificiale, e specificamente quella generativa, si era arrivati così vicini a minacciare la libertà cognitiva degli individui, interferendo con i nostri meccanismi di apprendimento, con le intenzioni, le esperienze e le ragioni che sorreggono le loro decisioni. L’alleato digitale, di cui abbiamo insieme delineato le possibili funzioni e architetture software e hardware, deve consentire di potenziare l’essere umano senza però lederne i diritti fondamentali.

L’edge computing avvicina l’avvento dell’alleato digitale

L’edge computing (EC) è un particolare modello di calcolo distribuito che consente l’elaborazione dei dati vicino a dove questi vengono generati, ottimizzando così i tempi di risposta e l’impiego di risorse energetiche e di memoria. Ciò consente un'elaborazione più rapida dei dati, una minore latenza, una maggiore sicurezza e migliori prestazioni complessive del sistema. 

Soli 10 W per l’alleato digitale

Il cervello umano utilizza da 230 a 460 wattora al giorno, il che equivale a una potenza compresa tra 10 e 20 watt. Come riferimento chiaro possiamo prendere una lampadina con filamento al tungsteno dalla luce relativamente fioca. Una frazione di quella potenza è per mantenersi vigile, una per pensare.

Ora Davide è più forte

Qualche puntata fa vi ho reso partecipi di quella che è una delle più grandi e affascinanti sfide tecnologiche contemporanee. Vinceranno le big tech (OpenAI, Anthropic, Google, ecc.) con i loro mega LLM (large language model) capaci di rispondere a qualsiasi domanda posta da chiunque sullo scibile umano, o si affermeranno invece una miriade di piccoli LLM, che sapranno però adeguarsi alle esigenze puntuali di ciascuno di noi e che magari, nella mia visione di alleato digitale, ci accompagneranno per tutta la vita migliorando e apprendendo con noi? Vincerà insomma Golia o Davide?

L’alleato digitale nel mondo giudiziario

L’ intelligenza artificiale ha fatto il suo ingresso, dopo un’iniziale resistenza, nel mondo giudiziario. Le piattaforme legaltech offrono agli operatori (avvocati, magistrati, consulenti) servizi di supporto tempestivi e utili. 

L’alleato digitale con noi nelle imprese

La burocrazia oggi ha una accezione negativa, ma quando Max Weber la concepì avrebbe dovuto rappresentare il modo per realizzare razionalmente compiti amministrativi con massima efficienza e minimo sforzo. In realtà le cose non sono esattamente andate così.

Apprendere insieme all’alleato digitale

Nella visione fin qui affrontata alleato digitale ci accompagnerà nel nostro percorso di apprendimento. Come? La didattica basata sull’intelligenza artificiale sta avendo sviluppi incredibili. Davvero infiniti sono i modi in cui l’uso dei large language models può venirci incontro a formatori e studenti.