Essere è volere

La coscienza di noi stessi si nutre di esperienze, di ricordi fissati nella nostra materia grigia dalle emozioni provate quando apprendiamo, quando confrontiamo il modello interiore che via via elaboriamo del mondo con la realtà. 

Ma che cosa ci guida in tutto questo?

Imparare, il talento dell’homo discens

Francois Truffaut, celebre registra, affermò: “Un uomo si forma tra i sette e i sedici anni. Poi vivrà di tutto ciò che ha assimilato tra queste due età”. Per il regista in erba niente più del cinema illuminò quel periodo, ma ognuno di noi ha la sua storia.

Perché Truffaut aveva ragione?

Non nasciamo come tabulae rasae

A lungo si è ritenuto che il nostro cervello alla nascita fosse una tabula rasa. Aristotele paragonò l’intelletto in potenza a una γραμματεῖον (la tavoletta spalmata di cera sulla quale scriveva), immagine poi ripresa dal filosofo John Locke che associò la mente neonatale a un foglio di carta bianca ove l'esperienza e l'ambiente scriveranno.

Ebbene, non è affatto così!

Mente e cervello coincidono?

Per la Treccani la mente è il complesso delle facoltà umane che si riferiscono al pensiero (intellettive, percettive, mnemoniche, intuitive, volitive) nell’integrazione dinamica che si attua nell’uomo.

Il filosofo Aristotele credeva che la sede dell’io fosse nel cuore mentre Cartesio, quello del cogito ergo sum, sosteneva che si trovasse in un’anima separata dal corpo. Oggi la grande maggioranza degli scienziati sostiene che la mente alberghi nel cervello.

Perché siamo diversi dalle macchine

Nota dell'editore. Guido Saracco, professore ordinario di Fondamenti Chimici delle Tecnologie e già Rettore del Politecnico di Torino, “ingegnere di laurea, umanista di adozione”, da questo numero inizia la sua collaborazione con Zafferano. Grazie! E un benvenuto di cuore all’amico Guido!