Quando arriverà l’alleato digitale nella nostra vita?

Rispettare il naturale sviluppo cerebrale è imprescindibile.

Il nostro cervello è plastico e nell’infanzia e poi via via nell’adolescenza evolve e si struttura per esplicare appieno le sue potenzialità. L’evoluzione plastica del cervello risulta condizionata dalla competizione tra due tipologie neuronali, i neuroni eccitatori e quelli inibitori. Quando vincono i primi si ha plasticità cerebrale e si creano e disfano miriadi di sinapsi in relazione agli stimoli ricevuti, quando vincono i secondi la plasticità si ferma e la conformazione ottimale dei circuiti neuronali raggiunta si congela.

Minerva versus Chat-GPT

Ambientata 3000 anni fa, la storia di Davide e Golia raccontata nella Bibbia si svolge nel cuore della guerra tra Israeliti e Filistei. Davide, un giovane pastore, si offre di affrontare il gigante Golia che minaccia l'esercito israelita. Con fiducia in Dio, Davide uccide Golia con uno sasso raccolto dal fiume scagliato con la sua fionda sulla fronte del gigante.

Quale software per l’alleato?

Il software del nostro alleato digitale, la personal AI che ci aiuterà pressoché in tutto nella vita, sarà diverso da quello degli smartphone.

Partiamo dal sistema operativo, che è abilitante dell’esecuzione delle applicazioni regolando il rapporto tra utente e hardware. Con l’affermazione degli smartphone si è arrivati a un sostanziale duopolio tra IoS, sistema operativo di Apple, e Android, fornito in licenza da Google a molti altri operatori. 

L’alleato digitale in un wearable

Qualcuno di voi si ricorderà di JARVIS (Just A Rather Very Intelligent System), un'IA che fungeva da assistente di Tony Stark, gestendo tutti i sistemi interni delle tute potenziate del suo alter ego Iron Man. È suggestivo, ma il nostro alleato digitale sarà diverso e servirà non per superpoteri, ma per fare meglio quello che facciamo oggi a 360°.

Quale hardware per la nostra personal AI?

Un paio di editoriali fa ho pronosticato l’avvento di una personal AI che presto avremo addosso, che crescerà con noi come partner e tutor socratico: il nostro alleato digitale.

Ma quale sarà il suo hardware, ossia l'insieme delle componenti fisiche e non modificabili (alimentatori, elementi circuitali fissi, unità di memoria, ecc.) del suo sistema di elaborazione dati?

Non tutto il Musk vien per nuocere

Mio padre si definiva un atleta del pensiero. Con la sua mente eccelsa da contadino in erba divenne ingegnere, professore e consulente di grandi imprese. Proprio nel suo cervello trovò però un tallone d’Achille. Un crescendo di ischemie cerebrali lo spense negli ultimi anni di vita. Quando se ne andò ultra ottantenne, nel porgergli l’ultimo saluto provai pace e gratitudine. Aveva vissuto una vita piena e fruttuosa per sé e i suoi cari.

L'alleato digitale

Secondo Luciano Floridi, filosofo dell'informazione dell'università di Oxford, l’intelligenza artificiale è riproduttiva e non cognitiva. Non guarda avanti, non indaga, non fa congetture, ma fornisce la migliore deduzione possibile dai dati a sua disposizione. In alcuni contesti lo fa con velocità e completezza inarrivabili per l’umano, e con il crescere delle capacità di calcolo e il moltiplicarsi dei dati a disposizione sarà sempre più così.

Proteggere la nostra mente

Lo sviluppo degli hardware indossabili (sensori e processori) e dei software ad essi abbinati (algoritmi per desumere informazioni da dati biometrici) è stato repentino. Oggi più di un americano su cinque ne porta uno addosso, per un mercato globale che si stima superi i 21 miliardi di dollari nel 2026. 

Dar valore ai ricordi

L'anno 2002 è considerato l’inizio dell’era digitale, il momento in cui l’accumulo digitale dei dati ha superato quello analogico. Oggi, attraverso innumerevoli sensori messi in rete (internet delle cose), la bilancia pende per il 95% sul piatto del digitale e ogni anno produciamo un volume di dati paragonabile a quello generato nella storia dell’umanità precedente.

Sul linguaggio e la menzogna

La Terra ha 4,54 miliardi di anni. I primi ominidi vi sono comparsi 4,5 milioni di anni fa. Fatta 1 metro l’età del nostro pianeta noi, se nessuno se offende ad essere equiparato a un australopiteco, siamo comparsi nell’ultimo millimetro. Gli ominidi hanno però inventato i primi utensili, basati su pietre scheggiate, 2,7 milioni di anni fa.