Perché possiamo progettare farmaci così potenti

Viviamo un’epoca in cui la biochimica è diventata sublime tanto per le tecniche computazionali quanto per quelle sperimentali: modelli di intelligenza artificiale capaci di prevedere la forma di molecole e piattaforme di editing genico che riscrivono il DNA stanno infatti accelerando la trasformazione terapeutica. Due sviluppi recenti — AlphaFold 3 e l’esplosione delle applicazioni CRISPR — incarnano questa doppia rivoluzione.

Artefici della nostra fine

All’inizio non ne percepimmo appieno le impicazioni. Erano solo linee di codice, algoritmi raffinati che imparavano più velocemente di quanto noi stessi sapessimo insegnar loro. In pochi anni, i laboratori di biologia computazionale si trasformarono in fucine di possibilità infinite di molecole per rapporto a quelle del nostro assetto biologico, della biochimica degli esseri viventi. Nuovi software erano nati per trovare cure in tempi straordinariamente più brevi che in passato, molecole basate su sequenze genetiche eleganti, perfette, inattese.

Macchine coscienti

Stiamo parlando di androidi animati da una intelligenza artificiale (IA) in grado di registrare informazioni dall’ambiente circostante per costruirsi una coscienza delle proprie percezioni e di sé. Informazioni acquisite sulla base di un proprio modo di intraprendere indipendente (libero arbitrio) pur partendo da un codice originario da noi umani programmato (una sorta di sapere innato).

Possibile?

Cosa manca all’IA per essere cosciente

L’intelligenza artificiale (IA) si fonda su un paradigma molto diverso dalla mente umana: essa non percepisce, vagliando dati alla fonte, ma elabora dati più o meno grezzi in modo computazionale dopo averne preso atto. Le reti neurali profonde (deep learning) sono capaci di trattare grandi moli di dati in modo efficiente. 

Cosa manca all’IA per essere cosciente

L’intelligenza artificiale (IA) si fonda su un paradigma molto diverso dalla mente umana: essa non percepisce, vagliando dati alla fonte, ma elabora dati più o meno grezzi in modo computazionale dopo averne preso atto. Le reti neurali profonde (deep learning) sono capaci di trattare grandi moli di dati in modo efficiente. Per esempio, algoritmi di visione artificiale possono analizzare milioni di pixel per secondo, identificare oggetti, riconoscere volti o prevedere azioni. 

Il rischio di un’intelligenza artificiale cosciente

Ogni istante della nostra vita è attraversato da un’enorme quantità di stimoli sensoriali: visivi, uditivi, tattili, olfattivi e propriocettivi. Tuttavia, il cervello umano non registra tutto indiscriminatamente: filtra, seleziona, riduce il caos in schemi coerenti, costruendo significati attraverso processi evolutivamente raffinati.

Ci estingueremo per una superintelligenza?

Eric Schmidt, ex CEO di Google, ritiene che la rivoluzione dell’IA sia solo avviata, che sia largamente sottovalutata e che cambierà radicalmente il mondo. Come?

Egli ritiene che nel prossimo anno la maggior parte dei programmatori sarà sostituita dall’intelligenza artificiale (IA). Crede inoltre che entro un anno ci saranno chatbot matematici meritevoli di pieni voti in programmi universitari.

Diplomazia e cooperazione internazionale per evitare il peggio?

Nel 2025, il Global Peace Index (GPI) ha raggiunto il minimo storico: 59 conflitti armati statali sono attivi - il numero più alto dal secondo dopoguerra – e si sono registrati 152.000 morti per ragioni conflittuali nel solo 2024. Non meno allarmante è l’impatto economico globale degli scontri: quasi 20.000 miliardi di dollari, pari all’11,6 % del PIL mondiale. Per carità, commesse in crescita per armatori e ri-costruttori!

Intelligenza artificiale e rischio nucleare

Per la prima volta in questi editoriali sulle possibili fini dell’umanità che potremmo costruirci da soli, affrontiamo il caso di un rischio congiunto: quello tra l’uso improprio dell’intelligenza artificiale e l’olocausto nucleare.