Tecnosofia


Lui, lei, l’altro

Nelle case di coppie che invecchiano, un nuovo “terzo incomodo” potrebbe presto fare il suo ingresso: non un amante, ma un robot. Non per rubare affetto, ma per integrarlo.

Mentre in Italia ancora discutiamo di badanti e assistenza domiciliare, in paesi come Giappone, Corea del Sud e Cina i robot di compagnia e di supporto fisico vengono progettati per diventare membri effettivi della famiglia. Ci sono i robot di assistenza meccanica, come Robear, l’orso meccanico giapponese capace di sollevare un anziano dal letto con delicatezza; o Hug, un sistema giapponese che aiuta a vestire e lavare chi non è più autosufficiente. Poi ci sono i robot sociali, come Paro, la foca interattiva usata nelle case di cura per stimolare empatia e memoria, o Pepper, in grado di riconoscere emozioni e conversare con tono rassicurante. E sempre più spesso queste due dimensioni — fisica ed emotiva — si intrecciano: non più macchine neutre, ma compagni di cura ibridi, capaci di muoversi, parlare, osservare, apprendere abitudini, monitorare.

“Lui, lei e l’altro” può allora diventare in futuro una triade affettiva e funzionale: una coppia anziana che, invece di collassare sotto il peso della malattia, trova nel robot un equilibrio nuovo.

Quando uno dei due si ammala, il robot può farsi carico delle operazioni più gravose — movimentazione, igiene, vigilanza notturna — alleggerendo la fatica fisica e mentale del partner sano. Ma anche agire come presenza costante, capace di stimolare conversazione, promuovere l’assunzione di farmaci, segnalare variazioni di umore o isolamento, misurare parametri biometrici mettendoli a disposizione di medici curanti.

Non si tratta di sostituire l’affetto, ma di prolungarne la possibilità di esistere. Perché il coniuge che non deve più sollevare, lavare o controllare di continuo può tornare a essere, almeno in parte, marito o moglie — non solo infermiere con nel cuore un passato che non c’è più. I primi dati raccolti in strutture sperimentali in diverse sperimentazioni in Asia mostrano una riduzione dei livelli di stress nei caregiver e un miglioramento dell’umore negli assistiti. E dietro questi numeri c’è un potenziale culturale enorme: l’idea che la tecnologia possa difendere la relazione umana, non corroderla. Giudico positivamente che anche in paesi europei come Olanda, Svizzera e la stessa Italia siano iniziate queste sperimentazioni, per ora usando robot sviluppati nell’Est del mondo, ma in futuro, chissà, con robot autoctoni.

Naturalmente, nessun robot può bastare da solo. La relazione tra persone richiede calore, tatto, complicità, ironia, conferma costante di ciò che unisce: dimensioni che le macchine possono solo evocare. Il rischio, se usate come sostituti totali, è quello dell’anestesia affettiva. Per funzionare davvero, il supporto robotico dovrà integrarsi in un ecosistema di cura che unisca tecnologie, reti sociali e servizi territoriali. La macchina dunque come alleata, non come stampella.

“Lui, lei, l’altro” non è quindi un futuro di fantascienza, ma un presente che ci invita a scegliere: vogliamo che l’automazione diventi il simbolo dell’abbandono o della continuità affettiva?

Se sapremo disegnare robot che amplificano la presenza umana invece di sostituirla, potremmo davvero restare insieme — più a lungo, e meglio.

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro