IL Digitale


La bolla AI: scoppia o si sgonfia?

Vi ho parlato della bolla AI ben prima di tutti i mass media, e mi scuso se oggi torno sul tema, ma il patos lo richiede a gran voce. Siamo al redde rationem: la bolla scoppia o si sgonfia lentamente?

Nell’ultima settimana gli inveterati venditori di fumo hanno preso bastonate, con centinaia di miliardi di valutazione borsistica persi da Nvidia, Palantir, Meta ed altri della combriccola. Il loro nervosismo è palpabile: urlano, insultano, perdono il controllo della narrativa. Ricordo che i licenziamenti delle aziende digitali nulla hanno da spartire con l’aumento della produttività apportato dall’intelligenza artificiale, che è minimo. Le centinaia di migliaia di sviluppatori licenziati in America sono state sostituite da un numero maggiore di tecnici in India, con buona pace di Trump, che aveva promesso più lavoro e più ricchezza ai suoi elettori.

La Casa Bianca ha appena richiamato all’ordine il CEO di NVIDIA, impedendogli di vendere le GPU di serie B alla Cina, invertendo la concessione che Trump aveva dato in estate grazie alla grande opera di convincimento e $100 milioni di donazione da parte di Huang. Come mai? Il CEO ha maldestramente confermato che la Cina vincerà la gara AI entro il 2030, grazie ad un approccio più sistemico di quello americano: da un lato producono milioni di validi ingegneri, dall’altro sviluppano applicazioni piccole e pragmatiche, senza perder tempo in considerazioni filosofiche sull’impossibile intelligenza artificiale generale (AGI), e non legiferano 500 pagine sui rischi del ranocchio elettronico. Per Trump e’ stato uno smacco. Come conseguenza del nuovo divieto all’export, le previsioni commerciali del B30A, che NVIDIA sperava di vendere come il pane ai cinesi grazie ad una potenza di calcolo doppia del Huawei, si azzerano, e l’azione crolla di $820 miliardi. Son soldi.

Una parola va spesa sull’incapacità degli investitori istituzionali di avvisare del crollo della bolla prima che succeda: non sono capaci e, specialmente, non hanno interesse a farlo. Non sono capaci perché gli analisti finanziari si concentrano su ambiti troppo circoscritti, e non capiscono che se venti aziende vanno benissimo e 380 vanno male, forse tutta la borsa sta per crollare. Inoltre, continuano ad usare modelli di regressione statistica, che riescono a dirti con buona probabilità come si evolve il prezzo tra 5 minuti, ma non tra due giorni. Infine, non hanno interesse ad avvisare in tempo perché per smuovere i miliardi finiti in una OpenAI, che ricava solo $13 miliardi a fronte di perdite maggiori ed investimenti di centinaia di miliardi, serve tempo ed un’alternativa che convinca, che oggi manca.

Huang che ammette che sarà la Cina a vincere la gara AI, Altman citato in giudizio da chi ha perso famigliari a causa di ChatGPT usato per diagnosi e terapie, Karp che insulta il giornalista che chiede conto della bolla Palantir, sono tre aghi nel pallone gonfiato dell’intelligenza artificiale. Nel caso di Huang, credo che abbia deciso di controllare lo sgonfiamento della bolla, l’abbia fatto apposta. Se riesce a far raffreddare la speculazione su NVIDIA salva l’azienda e si tiene un coltellino dalla parte del manico rispetto alla Casa Bianca. Nel caso degli altri due, le cui aziende valgono 40 volte meno di quanto faccia pensare il prezzo in borsa, e’ panico.

Adesso vediamo se e quando la Cina decide di svalutare tutta l’intelligenza artificiale, dando gratis le loro piattaforme, rendendole aperte ed installandole sui loro prodotti. Anche in questo caso un’azione lenta lascerebbe sgonfiare la bolla senza troppi traumi, e ci sarebbe vantaggio per tutti, mentre un’apertura troppo rapida porterebbe allo scoppio della bolla ed al crollo delle magnifiche sette.

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