La libera repubblica del grande terrazzo

Finalmente la primavera è arrivata. Non le rondini, ma i merli l’annunciano.

Come ogni anno, la solita coppia di merli è atterrata sul grande terrazzo, pieno di piante grasse e di erbe officinali (La chiamo la Libera Repubblica del Grande Terrazzo). Stasera, al tramonto, e domattina all’alba, sentirò il loro canto, lo zirlo; dicono serva a connettersi ad altri mondi pieni di misteri per noi umani, e di cui non conosciamo i linguaggi. 

Gli Agnelli-Elkann e i Buddenbrook

È un momento in cui tutti gli ultra politicizzati di tastiera e di salotto sono molto agitati e parlano, parlano, scrivono, scrivono. Ho preferito defilarmi e per rilassarmi mi sono riletto “I Buddenbrook” di Thomas Mann. Per chi come me è convinto che nel XXI° secolo Patriziato e Plebe dovranno sciogliere o tagliare di netto molti nodi arrivati al pettine.

Il riarmo dell'Italia visto dal mio salotto

Ho trovato curioso, e pure un po’ imbarazzante, parlare di “Guerra”, via webinar, dal mio confortevole salotto borghese. Il webinar riguardava un incontro a quattro, organizzato da una importante “associazione scientifica”, sul tema il “Riarmo”, e il dibattito sarebbe finito su Facebook, X, You Tube.

Il banchiere svizzero XY mi intervista su JD Vance

Premetto che non ho interesse alcuno verso l’attuale politica politicante, tutta ideologica e partitica, in Italia centrata sul periferico duo Meloni-Schlein. Sono invece molto interessato agli scenari geopolitici mondiali del XXI° secolo, il siparietto di fine febbraio nel mitico studio ovale della Casa Bianca fra Volodymir Zelensky, Donald Trump, J. D. Vance mi ha piacevolmente colpito, avendolo trovato un innovativo modo di fare “comunicazione diretta presidente-cittadini”, saltando gli imbarazzanti mediatori politico culturali intermedi, a valore aggiunto zero o negativo. Silenzioso il solito controcanto delle solite cornamuse.

Nere e confuse nuvole scorrazzano senza senso sui cieli d’Europa

Come giornalista ed editore di vecchio pelo confesso il disagio (culturale) che provo in questo momento geopolitico, dominato dall’ipotesi di una tregua in Ucraina, negoziata in solitudine dal duo Trump & Putin. Non sono tecnicamente all’altezza per fare commenti analitico-professionali sul tema specifico, anche perché ho abbandonato trent’anni fa la postura da “analista”, scegliendo quella dello “scenarista”, ragionando cioè non più per eventi ma per scenari. 

La guerra finirà un giorno d’aprile 2025, con i ciliegi in fiore

Molti lettori, in realtà molte lettrici (grazie, care amiche, senza di voi sarei un servo muto) mi chiedono un Cameo su come l’Europa, tagliata brutalmente fuori dal duo Trump & Putin, dovrebbe comportarsi nell’ipotesi, ormai certa, di una trattativa a due, America e Russia, sull’Ucraina. I due hanno pure fretta, vogliono almeno una tregua per Pasqua. I nostri 27 premier, fermi nei loro sogni lirici di politica politicante, senza nulla sapere di come stava andando il mondo, serenamente inani per tre anni, ora si agitano, disperati.

L'informazione o è a goccia o è ad ago

Fin da piccolo, grazie a mia mamma e a mio papà, operai Fiat colti, ho amato le parole. I miei dodici anni coincisero con l’ultimo anno di vita di mio papà, morì a quarantun anni, il suo ricordo, dopo ottant’anni, è intatto. Era sempre a letto, pallido, immerso in una fragranza di canfora. Mi spiegò che la canfora aveva un effetto cardiotonico per i cuori stanchi come il suo.

Dialoghetto sulla libertà ai tempi del declino dell’Occidente

Due giornalisti, due amici, uno alla soglia della pensione, hanno accettato che riportassi, a modo mio, questo loro “dialoghetto morale” e lo pubblicassi.

Una domenica di gennaio, ci siamo trovati tutti e tre in riva a un mare livido, davanti a un piatto di trofie al pesto (versione antica, quella con patate e fagiolini) e a un vermentino profumato. Loro parlavano, io ascoltavo. Sapevano del mio assoluto rispetto verso il “sigillo sacramentale” che era, e dovrebbe ancora essere, alla base del giornalismo: la riservatezza fra colleghi. Inizia il giornalista più giovane (A), risponde l’altro (B).

I tre autocrati imporranno al mondo la pace?

Questo Cameo è da considerarsi uno scanzonato contributo per fare giornalismo disegnando scenari, e non praticando solo analisi. Per assemblarlo ho cercato di seguire logiche e linguaggio di “IDEA” per decrittare il discorso di insediamento di Donald Trump, traendone elementi per elaborare un possibile scenario.

Un discorso molto imbarazzante il suo nella prima parte, si è tolto molte pietre dagli stivali, accusando l’intera filiera presidenziale dem-rep degli ultimi trent’anni, da Bill Clinton in giù, tutti presenti, di far parte di un’élite corrotta e incompetente.