L’alleato digitale in un wearable

Qualcuno di voi si ricorderà di JARVIS (Just A Rather Very Intelligent System), un'IA che fungeva da assistente di Tony Stark, gestendo tutti i sistemi interni delle tute potenziate del suo alter ego Iron Man. È suggestivo, ma il nostro alleato digitale sarà diverso e servirà non per superpoteri, ma per fare meglio quello che facciamo oggi a 360°.

Quale hardware per la nostra personal AI?

Un paio di editoriali fa ho pronosticato l’avvento di una personal AI che presto avremo addosso, che crescerà con noi come partner e tutor socratico: il nostro alleato digitale.

Ma quale sarà il suo hardware, ossia l'insieme delle componenti fisiche e non modificabili (alimentatori, elementi circuitali fissi, unità di memoria, ecc.) del suo sistema di elaborazione dati?

Non tutto il Musk vien per nuocere

Mio padre si definiva un atleta del pensiero. Con la sua mente eccelsa da contadino in erba divenne ingegnere, professore e consulente di grandi imprese. Proprio nel suo cervello trovò però un tallone d’Achille. Un crescendo di ischemie cerebrali lo spense negli ultimi anni di vita. Quando se ne andò ultra ottantenne, nel porgergli l’ultimo saluto provai pace e gratitudine. Aveva vissuto una vita piena e fruttuosa per sé e i suoi cari.

L'alleato digitale

Secondo Luciano Floridi, filosofo dell'informazione dell'università di Oxford, l’intelligenza artificiale è riproduttiva e non cognitiva. Non guarda avanti, non indaga, non fa congetture, ma fornisce la migliore deduzione possibile dai dati a sua disposizione. In alcuni contesti lo fa con velocità e completezza inarrivabili per l’umano, e con il crescere delle capacità di calcolo e il moltiplicarsi dei dati a disposizione sarà sempre più così.

Proteggere la nostra mente

Lo sviluppo degli hardware indossabili (sensori e processori) e dei software ad essi abbinati (algoritmi per desumere informazioni da dati biometrici) è stato repentino. Oggi più di un americano su cinque ne porta uno addosso, per un mercato globale che si stima superi i 21 miliardi di dollari nel 2026. 

Dar valore ai ricordi

L'anno 2002 è considerato l’inizio dell’era digitale, il momento in cui l’accumulo digitale dei dati ha superato quello analogico. Oggi, attraverso innumerevoli sensori messi in rete (internet delle cose), la bilancia pende per il 95% sul piatto del digitale e ogni anno produciamo un volume di dati paragonabile a quello generato nella storia dell’umanità precedente.

Sul linguaggio e la menzogna

La Terra ha 4,54 miliardi di anni. I primi ominidi vi sono comparsi 4,5 milioni di anni fa. Fatta 1 metro l’età del nostro pianeta noi, se nessuno se offende ad essere equiparato a un australopiteco, siamo comparsi nell’ultimo millimetro. Gli ominidi hanno però inventato i primi utensili, basati su pietre scheggiate, 2,7 milioni di anni fa.

“Play it once, Sam”

Ingrid Bergman incita così il pianista Sam a suonare “As time goes by” in Casablanca, la storia di amore struggente e incompiuta di lei (Ilsa) e Humphrey Bogart (Rick).

Doveva regnare un’atmosfera ben diversa il 17 novembre nel CdA di OpenAI quando il CEO, Sam Altman, viene licenziato in tronco. Sembra di sentirli i consiglieri: “Ha pubblicato Chat-GPT senza neanche avvisarci!”. “Dobbiamo farlo fuori adesso, se gli diamo tempo di organizzarsi spargerà menzogne come al solito per delegittimarci”. “E’ un irresponsabile, vendicativo, va fermato!”. Tra questi Ilya Sutskever, chief scientist, di cui pochi giorni fa il neo premio Nobel per la fisica Geoffrey Hinton ha...

Questo matrimonio s’ha da fare

La partenza umano-centrica dei miei editoriali su Zafferano News segna il punto di partenza per un’impresa improba: fare surf su uno tsunami.

Sono un tecnologo positivista, convinto che le nuove tecnologie, frutto della nostra creatività, possano portare sviluppo e benessere ulteriore, se eticamente indirizzate. Sebbene nell’era dei media facciano più notizia i disastri che i successi e questo ci induca al pessimismo, si sta meglio oggi rispetto al passato proprio grazie alla scienza e alla tecnologia. Sfamiamo più persone, curiamo e vacciniamo in modo più esteso, si vive più a lungo, si muore meno di parto, e così via.

Essere è volere

La coscienza di noi stessi si nutre di esperienze, di ricordi fissati nella nostra materia grigia dalle emozioni provate quando apprendiamo, quando confrontiamo il modello interiore che via via elaboriamo del mondo con la realtà. 

Ma che cosa ci guida in tutto questo?