Qui è auspicabile per l’alleato sviluppare un sistema operativo tagliato sulle sue applicazioni. Il sistema operativo dovrà consentirci di attivare o disattivare i numerosi sensori attraverso cui l’alleato digitale si alimenterà di dati, di connetterci ad altri dispositivi analoghi (es. gruppi di lavoro, classi di studenti), di installare le app che desideriamo e solo quelle.
Nel regime di duopolio attuale, esiste un vaglio operato dai gestori dei negozi di app (Apple Store, Google Play Store) che limita il numero di app approvvigionabili a quelle da loro scelte (poco meno di mezzo milione di app per Apple Store e di 3,5 milioni per Google Play Store).
Le app dell’alleato dovranno essere sicure, appartenere a una comunità integrabile ed essere mirate alla nostra formazione e benessere, all’affiancamento e all’aumento delle nostre facoltà e prestazioni cognitive. Non ha qui senso inseguire il mercato proprio delle app degli smartphone, quanto accedere ai dati che la rete fornisce esercitando la funzione di intermediario tra noi e la rete. I software e le basi dati potranno essere integrate per approfondimenti verticali nella formazione (software specifici per gli insegnamenti) o nel lavoro (software per la sicurezza sul lavoro, la gestione operativa di mansioni, ecc.).
I dati registrati e generati dall’alleato digitale dovrebbero poi restare prioritariamente in locale tranne quando l’utente autorizzi la loro trasmissione altrove. La massa di dati sensibili accumulati in lunghi periodi di tempo è però incompatibile con l’accumulo esclusivo dei medesimi sulle memorie residenti. Per questo occorrerà contare su sistemi cloud sicuri e certificati, come pure su sistemi di criptazione dei dati e della loro trasmissione.
Tutti i dati e i metadati (es. come e quando si è interagito con il software) dovrebbero rimanere nostro patrimonio, fino a nostra decisione contraria, magari per contribuire a iniziative collettive. In quest’ambito lo Stato dovrà in questo caso svolgere un’azione di guida di alcuni degli sviluppi in modo diretto, specialmente quelli associati alle funzioni formative e sanitarie. Proprio dalla messa in comunicazione dei dati associati alle app didattiche di diversi individui sarà possibile avere dati per migliorare continuamente i metodi e programmi didattici. Per alimentare questi processi di apprendimento federato (federated learning) è opportuno standardizzare per quanto possibile le app o quanto meno porre ai loro sviluppatori condizioni precise per potere ricavare dai processi formativi dati coerenti da studente a studente.
Ma chat-GPT potrà opportunamente far parte del nostro alleato digitale? Ne parliamo la prossima volta!