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Il CEO cattivo

Mediamente i CEO non godono di ottima reputazione tra la plebe: pochi sono illuminati e portano l’azienda a crescere, molti solo attenti a tagliare i costi fino ad asfissiare la propria e licenziare i lavoratori, tanti sono pieni di sé e trattano male i dipendenti. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, le loro aziende esistono per il bene della società, arricchendola di prodotti e servizi; quindi, seppur il CEO ricordi il Massimo Direttore Imperiale di Fantozzi, si tollera. Nel caso di Brian Thompson invece, abbiamo a che fare con un CEO cattivo, perché con la sua azienda fa il male della società.

Il cinquantenne paffutello padre di famiglia è stato freddato a New York da un assassino che ha lasciato a terra bossoli con le tre parole chiave delle assicurazioni sanitarie americane: deny (nega), defend (giustifica), depose (testimonia). Quando sei malato e l’assicurazione non vuole autorizzare un trattamento o rifiutare il rimborso, usa proprio queste tre parole, che oggi sono gridate in piazza da chi protesta contro l’avarizia e crudeltà di queste aziende.

La United Healthcare dove Thompson comandava è la peggiore dell’industria, rifiutando il 32% delle richieste di rimborso. Nota importante: in nessun caso un medico o ospedale rifiuta la cura del paziente, per fortuna il giuramento d’Ippocrate regge ancora, ma quasi 70.000 persone l’anno vanno in bancarotta per questi rifiuti, e con loro patiscono quelli impattati dalle chiusure delle piccole aziende a conduzione famigliare.

Se avete la fortuna di avere un buon impiego, l’azienda paga $25-30.000 l’anno per la vostra salute, e voi ne mettete altri $2-5.000 di tasca vostra: son soldi. Anche in questo caso ottimale, fate conto di dover litigare con l’assicurazione ogni cinque o sei rimborsi. Si attaccano a tutto, dagli errori nel seguire la loro burocrazia bizantina al non condividere la diagnosi del vostro medico, a chiedervi di comprare un medicinale diverso o andare da un’altra parte per le analisi. Questo produce due effetti logici: nei casi banali, come non riconoscerti il pagamento di una terza detartrasi all’anno, visto che la cifra è minima ed eviti di litigare, paghi di tasca tua. E loro si arricchiscono. Nei casi seri, come non riconoscerti il pagamento di $96.000 per un ciclo di chemio, litighi e ti stressi oltre misura per farlo, ed accendi un mutuo. Loro continuano ad arricchirsi, tu muori prima del dovuto.

Se non avete la fortuna di un’azienda che paga il premio assicurativo, è peggio. Innanzitutto, siete inclini a saltare controlli periodici, trovandovi quindi diagnosi ormai importanti, e quando finalmente dovete farvi curare, l’assicurazione ospedaliera vi insegue come una tigre del Bengala, affamata. Quanti negozianti ed artigiani perdono la propria azienda nelle grinfie assicurative? Le assicurazioni si arricchiscono, i piccoli imprenditori falliscono e muoiono prima del dovuto. L’American Journal of Public Health stima attorno ai 44.000 le morti indotte da questi problemi con l’assicurazione sanitaria, più di quanti ne perdiamo in incidenti stradali ed un pelo meno in sparatorie.

Anne Case e Angus Deaton, Nobel per l’Economia nel 2015, hanno studiato a fondo questo fenomeno nefasto, arrivando a quantificare anche i morti per disperazione successiva, quelli che dopo aver perso contro l’assicurazione sono andati in overdose, alcolismo o suicidati: 158.000 americani all’anno. Raccomando il loro libro, qui.

La nostra salute è passata dal valere il 5% del PIL americano negli anni ’60 al 19% oggi: solo la difesa spreca di più, ma in quel caso a morire sono i disgraziati dall’altra parte dell’oceano, in questo siamo noi. Quando vediamo che gli americani spendono il doppio e vivono dieci anni in meno degli europei, buona parte della colpa la possiamo dare a queste aziende che fanno il male della nostra società, guidate dai CEO pagati decine di milioni di dollari l’anno.

Ovviamente non è sparando al CEO cattivo che si risolve il problema, e questo assassino dev’essere portato di fronte alla giustizia e giudicato come tutti i criminali. Ma in questo caso la giuria popolare si ricorderà di Robin Hood: chissà come lo condanna?

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