Vita d'artista


Vuoto

/vuò·to/

aggettivo e sostantivo maschile

1.

aggettivo


Privo di contenuto (contrapposto a pieno ): un bicchiere, un fiasco v.; una stanza v.; i granai erano v.; è rimasto con le tasche v.; iperb. : il teatro era v. (o mezzo v.), con pochi spettatori.

2.

sostantivo maschile

Spazio libero nel quale nessun corpo solido si frappone, cavità: l'alpinista cadde nel v.; battendo sul muro, si sentì che sotto c'era un v.; talvolta, anche come equivalente di ‘recipiente vuoto’.

"nel prezzo non è compreso il v."

Non vi riporto tutte le voci del Dizionario Treccani ma vale la pena darvi un’occhiata, tanti sono i casi in cui questa parola viene usata e quanto è fondamentale dal punto di vista pratico, scientifico e filosofico. Ragionavo sul significato di vuoto perché nella maggior parte dei casi ha una valenza negativa: il vuoto sociale, il vuoto di potere, il vuoto legislativo, il vuoto di idee, il fare il vuoto intorno a sé, il gran vuoto tra di noi ( la dipartita di qualcuno) , girare a vuoto, o tristemente, un assegno a vuoto.

Lo spazio vuoto viene supposto privo di materia, anche se nella storia scientifica l’esistenza del vuoto ( vuoto assoluto) non è più tale e nel Novecento si scopre che lo spazio vuoto è sempre densamente popolato di stati di particelle con energia negativa, fisicamente non osservabili. Dunque in qualche modo la valenza negativa del vuoto vien trasformata dal punto di vista scientifico, mentre permane nel perimetro del linguaggio e dal punto di vista sociale e psicologico.

Personalmente ritengo oggi il vuoto un aiuto e una suggestione. Nella saturazione di immagini, di connessioni, di rappresentazioni, di oggetti, di pieno da cui siamo attorniati in continuazione, il vuoto appare come una terra dell’incantamento dove metterci al riparo dall’overdose di immagini, e respirare. Perché un tale aumento a dismisura dell’orrore e delle immagini non trova più riscontro nello spirito umano e lascia senza possibilità di reagire. Allora accade di aver bisogno di un brutale raffreddamento, sia dell’immaginazione sia della sensibilità, che è quasi necessario, che ci mette al riparo e risana. O come nell’arte, il cui momento illuminante è quello della propria perdita, nel fascino di quella che potremmo definire, indifferenza totale.

© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.