Cominciò così la lunga genesi di “Aida”: fu l’archeologo francese Mariette (fondatore del Museo Egizio del Cairo) a immaginare come soggetto d’opera una storia ambientata nell’Antico Egitto e ad affidarsi a Camille Du Locle (direttore Opéra-Comique, Paris) per la stesura di una versione in prosa e per la ricerca del musicista cui affidare il compito, da individuare come richiesto dal Pascià tra i maggiori compositori europei.
Du Locle si rivolse a Giuseppe Verdi che inizialmente non accettò, molto perplesso sia perché non era interessato a scrivere musica d’occasione sia per la lontananza dall’Italia del luogo di allestimento.
A convincere il grande Maestro furono ragioni diverse: intanto il soggetto deciso da Mariette che una volta conosciuto, a Verdi piacque; poi forti ragioni di carattere contrattuale e la assoluta libertà (richiesta e accordata al compositore) di intervenire sul testo, sulla scelta di direttore d’orchestra e cast e il controllo sull’allestimento.
Verdi non intendeva recarsi in Egitto e si assicurò la possibilità di poter gestire il tutto dall’Italia.
Non fu facile e dalle lettere del Maestro con Giulio Ricordi emerge la complessità del progetto e le non poche complicazioni legate alla realizzazione di scene e costumi, eseguite a Parigi negli ateliers del teatro dell’Opéra.
Il libretto fu affidato ad Antonio Ghislanzoni ma Verdi disse spesso la sua.
Alla fine l’evento ebbe luogo e il 24 dicembre 1871 “Aida” conquistò il pubblico del Cairo. Il successo della serata fu straordinario.
Tuttavia per Verdi furono più sentite le successive presentazioni in Italia, un cammino lungo dell’opera che toccò importanti teatri a cominciare dalla Scala, sede della prima europea nel 1872.
Seguirono altre città tra cui Parma, Napoli, Venezia; quest’anno si stanno per ricordare i 150 anni dalla prima rappresentazione al Regio di Torino, il 26 dicembre 1874. Al Conservatorio torinese sono conservati sei esemplari di ‘chiarine’ - le particolari trombe volute da Verdi per la sua opera - proprio quelle molto probabilmente impiegate per la prima nel capoluogo piemontese.
Dopo Torino “Aida” continuò il suo cammino trionfale anche fuori dall’Italia andando alla conquista di molti teatri nel mondo.
L’opera verdiana percorrerà (e continua a farlo) tanta strada, persino sconfinando dal palcoscenico per trovare spazio anche in altri ambiti tra cui cinema, fumetti, spot pubblicitari, cartoni animati.
Dopo la prima scaligera, in una lettera all’amico giornalista Arrivabene, della sua opera Verdi scrisse: “Il pubblico le ha fatto buon viso…Il tempo poi le darà il posto che le conviene” (1872).