Sarà il nostro smartphone?
Lo smartphone nasce nel 2007 per intuizione di Steve Jobs che sostituisce la tastiera del cellulare con uno schermo. Negli ultimi 10 anni il suo mercato è cresciuto clamorosamente e oggi 4 miliardi di persone lo posseggono e lo usano in media 4-5 ore al giorno. Secondo stime del World Advertising Research Center il 72% di utenti, nel 2025 vi accederà a internet tramite lo smartphone. Mai in soli 15 anni una tecnologia è stata così rapida nel diffondersi e diventare essenziale per muoversi, studiare, lavorare, fare pratiche burocratiche, in altre parole …agire nella quotidianità. L’aspetto più preoccupante è che lo smartphone sta diventando in molti casi non solo la via preferenziale e comoda per realizzare progetti o pratiche burocratiche, ma in alcuni casi addirittura l’unica. La mancanza di alternative è un vulnus, amplificato dal fatto che lo smartphone non è neutro, ma è ricco di distorsioni che il collega Juan Carlos De Martin ha ben evidenziato nel suo libro “Contro lo smartphone” (ADD, Torino, 2024).
Esso è sostanzialmente nelle mani di due produttori, Apple (IoS) o Samsung (Android), che limitano le app caricabili a quelle ammesse nei loro shop-on-line, mentre sui PC di una volta si potevano caricare e addirittura compilare programmi in libertà. Tramite quelle app l’utente dello smartphone viene rapidamente profilato, i suoi dati mercificati. Quanti di noi dicono “no” alla memorizzazione dei “cookies” o all’uso dei nostri dati da parte dei gestori dei programmi?
Noi vorremmo idealmente che il nostro alleato digitale fosse completamente trasparente per noi e opaco per gli altri. Per questo io dubito che gli attuali smartphone possano essere la sua casa ideale, anche se alcuni miei colleghi del Politecnico di Torino sono più possibilisti, più che altro per questioni di comodità. La più clamorosa conferma che lo smartphone non sia probabilmente il terreno ideale per l’operatività di un Large Language Model nostro alleato, è però il fatto che OpenAI nella sua attuale versione market-oriented, ossia tutt’altro che “open”, abbia dato mandato a John Ive, l’inventore dello smartphone di Apple, di costruire un loro dispositivo informatico, a quanto è dato sapere, basato su microprocessori completamente nuovi progettati per l’IA da Broadcomm e TSMC.
Sarà dunque quest’ultimo la sede del nostro alleato digitale? Non nella mia visione.
Sono più che convinto che una funzione così delicata non possa essere ospitata in una culla dominata dalle logiche di mercato di multinazionali il cui primo obiettivo è quello di diventare monopoliste della propria tecnologia per trarne profitto.
E allora, come sarà fatta fisicamente la nostra personal AI? Il mio pensiero nella prossima puntata!