Vita d'artista


Porta Tenaglia

Poche vie a Milano hanno un nome così fascinoso e sono altrettanto corte e girevoli: tra l’Arena e Corso Garibaldi questa vietta è da sempre usata per evitare il semaforo all’incrocio con via Moscova, finché non si è iniziato a giocare ai sensi unici nelle vie del centro, con grande e costante (perché cambiano spesso) frustrazione da parte dei cittadini. Ma questa via, benché piccola e storta, è conosciutissima nell’ambiente artistico perché sede di importanti gallerie, e al centro, ma defilata, di quello oggi è chiamato Brera District, perché altrettanto da sempre a Milano una parola è in italiano e l’altra in inglese.

È in questa sospesa atmosfera che la Federico Rui Arte contemporanea ha trovato la nuova e bella sede, un po’ un loft di stampo newyorkese, grande e arioso. E con una mostra collettiva dal titolo “L’isola che non c’è”, a cura di Vittoria Coen, ha inaugurato sia la mostra che il nuovo spazio, con bravi artisti a cui mi accomuna la ricerca artistica sulla pittura contemporanea , sempre bistrattata da tutti ma mai accantonata in modo definitivo.

Diciamo che la maggior parte di noi rimane inguaribilmente romantico e il confronto con la pittura del passato è un punto fermo, direi necessario. “L’isola che non c’è” è infatti un luogo ignoto, un luogo di incanto e di sperdimento, una riflessione sulla natura stessa del fare artistico, in bilico tra sogno e realtà, tra idea e forma. In ciascuno degli artisti presenti in mostra, questo atteggiamento, questo pensiero, è nodale, lontano da una certa dimensione ironica dell’arte contemporanea, tutta legata al mercato e fatta di poco, come la banana di Cattelan, battuta all’asta per 6,2 milioni di dollari. Senza sminuire nessuno è davvero una battuta.

Aprire un nuovo spazio d’arte è una cosa coraggiosa, aprire un nuovo spazio per la pittura, addirittura contemporanea, è da temerari: non so se Federico Rui sappia davvero quanto questa impresa sia di enorme valore, e penso al Don Quijote de la Mancha, quando dice al fedele Sancho Panza “Sappi, Sancho, che un uomo non vale più d’un altro, se non fa più d’un altro”. Auguro alla galleria e a tutti gli artisti, di fare sempre di più, di valere sempre di più, con forza, coraggio e determinazione.

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.