IL Digitale


Chi compra TikTok?

A pochi giorni dalla nomina a Presidente di Trump, tutto sembrava pronto per chiudere TikTok: falchi, colombi e passerotti da passeggio erano tutti schierati contro il social media di ByteDance, cinguettando di chissà quali attacchi informatici e segreti nazionali potessero finire nelle mani dei perfidi comunisti cinesi.

Mentre TikTok è registrata alle isole Cayman, ha sedi a Singapore e Los Angeles, e tutti i suoi dati sono gestiti da Oracle, Amazon e Microsoft, la proprietaria ByteDance è registrata a Pechino ed ha soci internazionali come gruppo Carlyle, General Atlantic ed altri. Finora non s’è trovata una prova che sia una di danni fatti da TikTok, ma a chi vola alto piace parlar male di questo social media.

Per fortuna Trump ha bloccato la sua chiusura e dato altri mesi per trovare un compratore, un’azienda americana che possa finalmente togliere ogni sospetto di influenza del Partito Comunista Cinese su noi povere pecorelle, pronte a berci qualsiasi scemenza provenga da internet. Ovviamente non sospettiamo neanche lontanamente che questa strategia di Washington abbia l’obiettivo di controllare meglio la sua propaganda, censurando fonti di informazioni alternative come TikTok. Il fatto che alcune notizie appaiano solo su TikTok e siano insabbiate da altre parti è puramente casuale, o opera malefica del PCC; un po’ come gli asini che volano.

TikTok spende circa $800 milioni l’anno per i servizi di cloud, principalmente con Oracle, il cui padrone Larry Ellison è fidato supporter di Trump oltre che ricchissimo imprenditore del digitale. Già da qualche mese ingegneri Oracle accedono al codice sorgente ed ai segreti di TikTok, con l’obiettivo di analizzare qualsiasi rischio ed allertare le forze dell’ordine. Fino a quando era Presidente Biden, non era chiaro se Oracle rischiasse di finire nei guai nel caso trovasse dei problemi, mentre con la nuova amministrazione l’azienda di Ellison ha la manleva da qualsiasi responsabilità. Per indorare ulteriormente la pillola, ByteDance ha speso $7 miliardi in GPU Nvidia, in modo da dotare TikTok di potenza di calcolo e server a stelle e strisce, ed evitare quindi il sospetto che il codice macchina di basso livello possa essere usato come veicolo dagli spioni cinesi.

Riassumendo, ad oggi nessuno ha trovato prove di malefatte da parte di TikTok o del Partito Comunista Cinese, i dati sono gestiti da aziende USA, i chip sono americani, e Larry Ellison è disponibile a comprare il social media dai cinesi. Cos’altro deve fare Shou Zi Chew, il CEO di Singapore che da anni deve difendersi dagli attacchi di Washington? Ad ogni buon conto Trump ha chiesto a JD Vance, che conosce bene il mondo degli investitori digitali e che da loro è stato ben sponsorizzato per prendere la vicepresidenza, di dare una mano a Shou e chiudere la trattativa.

TikTok fa bene a quel minimo di pluralismo che ancora abbiamo in America, e chiuderlo sarebbe un grave errore. Vediamo come va questa trattativa e come si evolve la saga in Europa, dove la Commissione ha lanciato la sua procedura investigativa per capire se il social media rispetta il Digital Service Act, mentre Belgio, Olanda, Austria, Svezia ed altri ancora l’hanno vietato su tutti i cellulari dei dipendenti pubblici.

La cosa positiva è che oggi 170 milioni di americani e 159 milioni di cittadini europei usano TikTok liberamente, divertendosi ed informandosi meglio che su tutti gli altri social media occidentali. Speriamo continui così e che cresca oltre il miliardo di utenti attuali, perché la libertà d’espressione parte da quella di leggere ed ascoltare più fonti possibili, non ci serve essere protetti elites totalitariste.

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