È un’atmosfera spensierata quella che ci propone il compositore; nel primo movimento il risveglio della natura, vivace e pieno di energia viene sottolineato dal ritmo veloce, dall’alternanza dei passaggi ripetuti da tutti gli strumenti e dal contrasto con i momenti solistici.
Come per le altre Stagioni vivaldiane (già raccontate sulle pagine di Zafferano News), il sonetto di accompagnamento (forse scritto dal compositore) svolge benissimo il suo intento descrittivo e così è facile aspettarsi di sentire il suono imitativo degli uccelli “festosetti” (affidato agli interventi solistici), poi il soffiar dei venti e lampi e tuoni. Movimenti rapidi descrivono il contrasto tra una visione d’insieme e i vari dettagli riferiti ai suoni della natura.
Il Largo centrale è un momento statico, un riposo all’ombra degli alberi per pastore e cane (“dorme ‘l caprar col fido can’ à lato”) e ci prepara alla danza finale che è invece un allegro “paesano” in cui pare risuonare una “pastoral zampogna al suon festante”, che ci trasporta in una ruspante atmosfera di festa in cui la Stagione appare “brillante”.
Con una Primavera (Concerto in mi maggiore per violino e orchestra op. 8 n. 1) dai suoni luminosi si apre dunque il ciclo delle Stagioni, cioè i primi quattro concerti che compongono l’opera “Il cimento dell’armonia e dell’invenzione”. La serie è dedicata dall’autore al conte di Marzin al quale Vivaldi scriveva: “Tra questi pochi e deboli Concerti troverà Le Quattro Stagioni”. Era quindi davvero lontano il compositore dall’immaginare il clamore che quei brani ritenuti “deboli” avrebbero invece suscitato, e fin da subito.
Ora, nel 2025 siamo arrivati a festeggiare i 300 anni dalla pubblicazione - avvenuta nel 1725 - di questi capolavori della musica barocca che tutto il mondo conosce e celebra.
Festeggiamoli dunque e con loro l’arrivo della primavera. Di quella di Antonio Vivaldi ne trovate qualche passaggio in questo video https://www.google.com/url?q=https://www.youtube.com/watch%3Fv%3DCEBOt3VAEdg&sa=U&ved=2ahUKEwjXn67QmY6MAxWSygIHHbnsK0M4FBCjtAF6BAgDEAU&usg=AOvVaw2BDYh1swF6FvrImnFIGFPh, nell’interpretazione e spiegazione di Uto Ughi (Progetto Giovani, Brescia 2012).