LA Coppa


La corsa: la goccia che scava la roccia

Erano grigie, immobili e sospese giornate di marzo, marzo di 5 anni fa, uno di quelli che non dimentichi facilmente, che segna la tua storia e di tutti quelli che abitano questo pianeta. Giornate cupe per la storia, l’articolazione democratica, la libertà.

L’eroe negativo di quei giorni, non mascherato, era il runner, lo spietato untore di manzoniana memoria, quello che dalle finestre, con la tenda scostata a tre quarti, veniva osservato e considerato con sospetto e sdegno riprovevole.

Quanto è cambiato in cinque anni, da simbolo negativo, al grido “dagli dagli all’untore”, a simbolo di benessere, di cura di sé, di positività e di crescita.

Sin dalla prima Olimpiade del 776 a.C, la corsa è stato l’esercizio atletico più praticato insieme alla lotta-pugilato, entrambe le discipline mutuate dall’ambito militare. È curioso notare che molti degli sport che pratichiamo e tecnologie che utilizziamo quotidianamente, provengano da applicativi militari, tra cui lancio del giavellotto, arco e appunto la disciplina olimpica più nota, insieme ai 100 metri, la maratona, che segue il percorso di 42,195 km, la precisa distanza percorsa da Filippide per annunciare la vittoria sui Persiani nel 490 a.C da Maratona ad Atene.

L’Italia vanta una lunghissima tradizione nella maratona a partire da Dorando Pietri, che nell’Olimpiade di Londra del 1908 contribuì, involontariamente, a mettere l’Italia sulla cartina dello sport internazionale, pur non vincendo la medaglia d’oro, poichè, dopo una clamorosa rimonta e presentatosi a pochi metri dal traguardo, scivolò e cadde, riuscendo a raggiungere il traguardo solo sorretto da un giudice di gara impietosito, cosa che gli comportò una squalifica. Tuttavia questo episodio, sportivamente drammatico, lo fece diventare un mito, tutte le prime pagine dei quotidiani europei ne parlarono, aumentando dunque la popolarità dello sport italiano.

Gelindo Bordin a Seoul 1988 e Stefano Baldini ad Atene 2004 completano alle storiche vittorie dell’Italia nella maratona olimpica.

La corsa, tuttavia, va oltre il significato agonistico e competitivo, nell’epoca dei tempi nuovi, è cardine del principio dell’allenamento, dell’esercizio, della perseveranza quotidiana, della costanza, di non mollare, della autodisciplina, che ha una tonalità superiore alla disciplina che è dettata da fattori esterni, perché la alleni coscientemente tu, giorno per giorno, volontariamente. È di estrema importanza per imprimere dentro di sé il principio della goccia che scava la roccia, un piccolo passo dopo l’altro, ti porta avanti, ti porta al traguardo, al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Esercita l’educazione, poiché mentre corri in città, in campagna, in montagna, chiunque incontri, vicino o lontano, conosciuto o sconosciuto, lo saluti, con un ciao, con cenno; la corsa quotidiana ti dà energia, metti a focus meglio ciò che devi fare durante la giornata, trai netti e sensibili benefici, ti mette alla prova, ti fa confrontare con te stesso, con i tuoi limiti, paure, difficoltà, ti fa conoscere meglio te stesso.

Una intensa scuola di vita, da sperimentare.

Un prezioso volume che aiuta a spiegare e mettere a fuoco tanti di questi concetti è “Corsa e coscienza. Un incontro del cuore” dello scrittore Roberto Riccio, edito dalla casa editrice “Edizioni Io e Te”.

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In questo numero hanno scritto:

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Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
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