Il Cameo


Gli Agnelli-Elkann e i Buddenbrook

È un momento in cui tutti gli ultra politicizzati di tastiera e di salotto sono molto agitati e parlano, parlano, scrivono, scrivono. Ho preferito defilarmi e per rilassarmi mi sono riletto “I Buddenbrook” di Thomas Mann. Per chi come me è convinto che nel XXI° secolo Patriziato e Plebe dovranno sciogliere o tagliare di netto molti nodi arrivati al pettine.

Ho provato a fare un parallelo, ovviamente scanzonato, come si conviene a un ultra novantenne, fra le quattro generazioni dei Buddenbrook e le quattro degli Agnelli-Elkann. Mann si concentra in particolare sulla terza e la quarta generazione.

Io ho lavorato con la seconda (Vittorio Valletta era un “CEO-padrone”) e con la terza (Gianni Agnelli “padrone”, Enrico Cuccia “azionista occulto”, Cesare Romiti CEO). Mentre da scenarista di business e di management (se volete giornalista e editore) ho studiato la quarta (Sergio Marchionne “padrone”, John Elkann “azionista”).

Improponibile un parallelo fra le due famiglie, se non nelle abitudini dell’alta borghesia mercantile di allora e di oggi. Allora, come oggi, è difficile che le famiglie patrizie siano culturalmente attrezzate per frenare la decadenza del vecchio mondo ove sono immerse, ancora più difficile raccogliere la sfida del futuro, se non privilegiando l’aspetto finanziario del patrimonio, ricordando che questi, come un tempo i regni, possono scomparire in una notte.

La quarta generazione delle due famiglie, seppur vissute in secoli diversi, si rassomigliano, hanno gli stessi obiettivi: difendere il patrimonio e il potere, dando priorità al primo e monetizzando, se disperati, il secondo.

In questa rilettura (Thomas Mann è rimasto sempre lui, sono io che nel frattempo sono cambiato) ho trovato due frasi-metafore che mi hanno colpito, dopo averle messe in fila.

“A un tratto il frastuono aumentò; la rivoluzione era giunta sotto le finestre della sala. Venne in tavola, in due grandi coppe di cristallo, un budino speciale composto di strati di amaretti, di lamponi, di biscotti e di crema; dall’altro capo della tavola invece si vide guizzare il fuoco, perché i ragazzi avevano ricevuto il loro dolce preferito, il plum-pudding alla fiamma.”

Ognuno, se lo vuole, decritti le metafore a suo piacere. L’ho fatto anch’io, ma mi guardo bene dall’esplicitarle, in questo momento l’atmosfera è troppo tesa fra Patriziato e Plebe, presto si dovranno prendere decisioni, auguriamoci che tutti siano all’altezza del compito. Prosit!

© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.