Vita d'artista


Paesaggi

Bella Novara, così borghese, così elegante. Bella la piccola Mole dell’Antonelli ( piccola si fa per dire coi suoi 122mt di altezza), che spicca grandiosa in una città così bassa, anche se ariosa.

Il primo edificio più alto d’Europa, dopo la cupola di San Pietro e poi però più tardi l’architetto Antonelli ne concepisce uno più alto, il più imponente a Torino, la Mole Antonelliana. I novaresi del tempo si domandavano come mai il loro caro concittadino volesse sfidarli così in altezza. Città placida, seria, piemontese ma anche un po’ lombarda, data la vicinanza a Milano, è veramente un piacere visitarla, tra le camminate nel centro e le belle pasticcerie. Un caso ci ha condotto allo storico laboratorio con negozio dei biscottini Camporelli, così coesi con lo spirito della città, leggeri e fragranti, appunto ariosi. Ci fermiamo a chiedere informazioni sulla città alla cassa e i tanti in fila partecipano a proporre luoghi e cose da vedere. Che bella l’Italia.

Il fuoriporta in verità aveva lo scopo di vedere una mostra sul paesaggio, “Paesaggi. Da Migliara a Pelizza da Volpedo” al Castello Visconteo, ancora in corso. Visto che la ditta Camporelli è lo sponsor ufficiale, con il biglietto arriva anche una mini confezione di biscotti, a ribadire la coesione col tessuto cittadino. E niente, la mostra è spettacolare. Finalmente si iniziano a ricordare con maggiore attenzione quegli artisti sublimi, assolutamente aderenti al loro tempo: il tempo di un grandissimo amore per il paesaggio, il tempo del Romanticismo e poi del Divisionismo. Dopo le abbuffate di mostre sugli impressionisti, finalmente un po’ di spazio a questi artisti straordinari. Da Pelizza da Volpedo a Giovanni Segantini, a Franco Carcano di cui è esposto un paesaggio di montagna: “Il ghiacciaio di Cambrena” del 1897, letteralmente da urlo, potrebbe essere stato fatto adesso.

Di Segantini, a parte il quadro assolutamente iconico “ Mezzogiorno sulle Alpi” (1891) con in primo piano una pastora che guarda in lontananza proteggendosi dai raggi solari, di rara bellezza, è presente anche un sorprendente quadretto del periodo giovanile “Il Naviglio a Ponte San Marco” del 1880. Nell’opera si vedono delle signore e delle bambine attraversare il ponte milanese con gli ombrellini da sole, e dei palloncini colorati che si stagliano nel cielo blu. A parte il piacere di vedere Milano come fosse una piccola Venezia, l’acqua del Naviglio è già divisionista. Ma tante sono le opere degne di attenzione, una in particolare è particolarmente ridente, “Primavera” (1881) dell’artista portoghese Serafin di Avendano: anche qui una pastorella con le capre in primo piano discende una collina guardando verso un piatto universo acqueo, che quasi si mischia al cielo. Una mostra mozzafiato, ariosa come la città che la ospita.

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