Vita d'artista


L’ Instagram di Carol Rama

Una delle prime forme di socialità dopo il lockdown è stata andare a prendere un ice coffee al bar Cucchi con due amiche, qualche domenica fa. La prima delle due è una presenza di lunga data nella mia vita, curatrice di mie mostre ed ex direttore di museo, la seconda è una giovanissima gallerista. È stato molto gradevole...

... ritrovarsi, era un po’ caldo ma il caffè ghiacciato era perfetto. Durante l’incontro la nostra neogallerista ci ha illustrato la nuova mostra virtuale che avrebbe pubblicato di lì a poco sul suo account Instagram e quando gli ho chiesto come avesse individuato gli artisti internazionali da esporre, lei mi ha risposto tranquillamente che li aveva trovati sul web.

Sul web: non li ha conosciuti, non li ha frequentati, non è entrata nei loro studi, è stato solo un avvicinamento “online”. Questa cosa mi ha dato da pensare: siamo alle soglie di un nuovo modo di fruire l’arte o nel pieno di un delirio tecnologico? Vi è chiaramente tutta una nuova produzione che si snoda su internet, che utilizza lo strumento digitale con fine artistico. Spesso il risultato è un’estetica “retinica”, levigata e fatta per piacere, in cui non c’è alcun dolore, alcuna ferita, alcuna colpa, per citare Byung-Chul Han (filosofo di origine coreana e tedesco di adozione). A suo parere questa estetizzazione finisce nell’anestetizzazione e l’immaginario viene annientato.

Anche Instagram però può dare emozione, ad esempio quando ci si imbatte nell’account di Carol Rama, di cui l’archivio ripropone le opere. Il linguaggio violento e seducente dell’artista, morta qualche anno fa quasi centenaria nella sua amata Torino, non viene edulcorato neppure dai social. “Il bello - come dice Rilke - non è che il terribile al suo inizio, che noi possiamo ancora sopportare”. Perché la vera esperienza estetica non ha a che fare col sentimento del piacere, bensì con un particolare tipo di scossa, col riconoscimento e la consapevolezza della propria finitezza. Solo così l’arte ci salva.

© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Giordano Alborghetti (Bergamo): curioso del software libero, musicofilo, amante del mare
Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Laura Dolci (Torino -> Boston): un'italiana in America, Marketing Intern & Student
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro