Vita d'artista


Flora

Come purpureo fior languendo muore Che ’l vomere al passar tagliando lassa. 
Ludovico Ariosto

Non c’è pittore che non abbia scelto come soggetto almeno una volta nella vita, quello dei fiori: per i pittori dipingere fiori è da un lato un divertissement dall’altro una piccola sfida attraente e al tempo stesso misteriosa, perché coglierne la delicata morbidezza non è affatto facile. 

Io dipingo fiori quando non ho voglia di pensare a nulla, mi lascio andare il quello schema, alle volte complicato ma anche sinuoso, seguendo un richiamo intimo e personale. Non voglio dire nulla, semplicemente dedicare del tempo felice alla pittura. Per un po’ i miei soggetti preferiti sono stati i gigli selvatici, creature tra mare e terra. Crescono sulle spiagge dove il mare è molto pulito e l’impollinazione avviene proprio con la marea, invece che con gli insetti: soltanto pochissime specie vegetali si comportano così. E poi di recente, le calle, forse perché il loro avvolgersi in se stesse mi affascina. Entrambi li ho sempre dipinti nel loro nitore bianco.

Visto il tema fascinoso, abbiamo deciso di andare a vedere, prima che chiuda, la mostra “Flora” alla Fondazione Magnani -Rocca, a Traversetolo, vicino a Parma. Una mostra ricca di capolavori, con opere di Boldini, Morandi, Balla, Segantini, la magnifica struttura di Depero che accoglie in mostra, e poi de Chirico, de Pisis, Casorati, Donghi, Salvo, Guttuso, Fontana, Kounellis, Schifano e altri. I fiori con la loro bellezza effimera e la loro forza simbolica, attraggono proprio tutti. Perché pur essendo un soggetto semplice e di facile reperibilità è al tempo stesso un universo complesso, di forme ricche e sofisticate. De Pisis in particolare nei fiori è di una forza straordinaria, così come Morandi ovviamente, anche se silenzioso e meditativo, o Antonio Donghi così moderno. La sua pittura mi attrae sempre di più e finalmente gli vien dato il giusto credito, così anche per quel che riguarda Cagnaccio di San Pietro. Pittori eccellenti.

Un piccolo calo riguarda proprio la parte più contemporanea, ma spesso in questo tipo di mostre è così purtroppo, perché si perde un po’ il filo e le opere appaiono affastellate, in allestimenti senza una vera chiarezza di vedute. O forse perché fino ad un certo punto della storia l’approccio dell’artista era personale certo, ma più omogeneo nel cogliere l’idea del fiore come spunto di riflessione e di verità introspettiva. E per esser “rose e fiori”, bisogna che vi sia una condizione d’animo serena, che oggi è più difficile o forse non va di moda.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.