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EREV, l’auto elettrica che funziona

Nel 2005 ero ancora in Fiat quando un gruppo di progettisti innovativi montò un piccolo motore Fire su una batteria, che a sua volta muoveva le ruote di una 500. Il gran capo illuminato e saggio sentenziò che era una cagata, come ogni auto elettrica. Non gli interessava che quel motore, girando a regime costante ottimizzasse la combustione ottenendo consumi ed inquinanti bassissimi: era tutto concentrato a tagliare i costi, l’innovazione è per i ricchi.

Vent’anni dopo di quel gruppo son rimasti i ricordi, Marelli in bancarotta, e l’erede automobilistico di Fiat non produce auto degne di nota: sic transit gloria mundi. Al contrario quell’idea s’è trasformata in un nuovo tipo di automobile, conosciuto come Extended Range Electric Vehicle, (EREV), prodotto da innovatori come BYD, Honda, Toyota, Volvo. Sono macchine in grado di fare 800km con un pieno di benzina, e volendo usare solo la batteria, tra i 150-180. A differenza del Fire da 900cc provato in Fiat, i motori attuali variano dal 1.300 al 2.000 di cilindrata, consentendo quindi di scattare e correre quando serve.

Queste auto sono più economiche di quelle tradizionali a combustione, grazie ad una meccanica molto semplice che costa circa $6000 in meno delle concorrenti. Il cervello elettronico delle EREV è decisamente sofisticato, perché in ogni istante deve ottimizzare la distribuzione della potenza alle ruote, recuperarne in frenata, e controllare il motore termico per minimizzarne i consumi, garantendo la quantità minima di energia. Per saperne di più, qui.

L’EREV consente di guidare un’auto elettrica potente, economica e senza i patemi d’animo del trovare dei caricatori funzionanti per strada: il fatto che la combustione sia ottimizzata significa che l’impatto sulla psiche di Greta è minimo, allineato a quello delle EV pure. Ulteriore grande vantaggio è che non servono incentivi per fregare clienti e contribuenti inducendoli a pagare un EV troppo caro. Di conseguenza, è probabile che le prossime EV siano utilitarie cittadine: leggere e con solo un centinaio di chilometri di autonomia, darebbero l’utilizzo migliore per la guida nel traffico lento in città.

Altra applicazione ideale per le EREV è il taxi a guida autonoma: oggi le Waymo sono EV Jaguar rimpinzate di sensori e telecamere, al punto da costare $250.000 cadauna, ed hanno difficoltà a gestire il caricamento della loro pesante batteria, che dopo 300 chilometri è a terra. Se fosser EREV non solo l’autonomia sarebbe molto maggiore, ma il tempo di ricarica sarebbe minimo, solo il tempo per far alcuni litri di benzina. Questo si traduce in più ore di guida e ricavi, al posto di quelle in attesa di ricarica.

Infine, la EREV consente minore dipendenza rispetto alla tecnologia delle batterie cinesi, e maggiore concorrenza sull’efficienza del motore termico utilizzata per alimentarla. Questo significa maggiore possibilità di recuperare il terreno perso rispetto a BYD e compagni, possibilmente tornando ad offrire utilitare economiche e far ripartire mercato ed occupazione.

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