Notizie dagli USA


Una buona notizia sul Covid

Questa settimana il vaccino bostoniano di Moderna inizia la terza ed ultima fase dei test clinici: si passa da 45 pazienti a 30.000 persone che proveranno l’efficacia di questo composto. In Cina sono avanti di un paio di settimane, testando circa 20.000 soldati con un prodotto concorrente. La gravità del Covid e gli enormi stanziamenti...

... di tutti i governi hanno portato a 165 diversi vaccini, di cui quattro sono ora in questa fase finale di prove. Se almeno uno di questi quattro avesse successo, potremmo avere centinaia di milioni di dosi disponibili nella prossima primavera.

Fauci sa bene che questo sforzo potrebbe rilevarsi completamente inutile. Come nel caso del HIV/AIDS che l’ha portato alla ribalta con il Presidente Reagan, non sempre si riesce a sviluppare un vaccino per un virus. Tra l’altro non ci sono vaccini nemmeno per gli altri coronavirus: nessuno ha mai funzionato. È quindi necessario che l’industria farmaceutica sviluppi anche dei medicinali per curare il Covid, se non si riesce a prevenire con un vaccino.

Già da qualche mese Remdesivir e Dexamethasone hanno provato la loro efficacia nella cura dei malati gravi, ma fino ad oggi non si sapeva cosa fare per trattare chi sta iniziando la malattia, con sintomi di poco conto ed ancora in forma. Ovviamente riuscire a placcare il virus prima che faccia danni consente al nostro sistema immunitario di attrezzarsi e forse guarire da solo, o comunque reagire meglio alle cure. Dalla Cina la comunità medica ha spiegato che, spruzzando un interferone nel naso di 2415 operatori sanitari dedicati al Covid, nessuno s’è ammalato.

Ieri è giunta la lieta novella che dopo un adeguato studio randomizzato, ricercatori di due universita’ americane hanno confermato i benefici dell’interferone. Usati nella fase iniziale, ed addirittura come prevenzione, funzionano correttamente. Gli interferoni sono delle molecole che individuano un virus e fanno scatenare la produzione di migliaia di proteine, che a loro volta attaccano il virus ad ogni stadio della sua evoluzione, eliminandolo. Questi messaggi vengono condivisi anche con le cellule vicine che a loro volta si attrezzano a produrre ulteriori proteine killer. Il nostro corpo produce questi interferoni, due per allertare il sistema immunitario che siamo sotto attacco ed uno prodotto dai globuli bianchi per picchiare il virus, ma dal 1986 queste molecole sono prodotte anche in laboratorio, dandoci la possibilita’ di aumentare la nostra risposta immunitaria.

A questo punto, con l’ennesima conferma del beneficio dell’interferone per prevenire o almeno aiutare nelle fase iniziali della malattia, abbiamo una speranza in più.

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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro