IL Cameo


Un premier curioso: chiede i pieni poteri per decidere di rimandare le decisioni al trimestre successivo

Mi considero fra i pochi giornalisti che non ha mai preso una posizione secca sulla vicenda del “virus”. Non lo considero un motivo di vanto, perché era facile capire che i cosiddetti scienziati nulla sapevano del Virus, per mesi camparono, e tuttora campano, distribuendo...

... banalità prezzemolate di vanità. Peggio ha fatto la loro Cupola (OMS), passò mesi a smentirsi in continuazione. Sui politici meglio calare un velo penoso, i più astuti non si sono mossi da: “attendiamo il vaccino”, barricandosi nei rispettivi ministeri. Così alcuni di noi hanno ecceduto nella banalizzazione, altri nell’estremizzazione. Siamo tuttora in una situazione di stallo. Io stesso mi sono limitato a scrivere: “I conti si faranno alla fine” perché gli unici dati che contano sono: 1) i morti per milione di abitanti; 2) la perdita di ricchezza conseguente alle scelte politico-economiche (PIL) fatte da ogni singolo Paese.

C’è però una domanda sottesa che avremmo dovuto porci tutti, soprattutto le leadership, una domanda brutale: “Quanto vale per noi una vita umana?”. Sapendo che la risposta del pierino politicamente corretto è:  “Anche una sola vita non ha prezzo”. Il settimanale The Economist  in un numero del maggio scorso è stato l’unico ad essere esplicito. Era partito da quella che aveva chiamato “Economia del 90%” sciorinando un’analisi intellettualmente impeccabile. Il mondo sarebbe tornato lentamente a una certa normalità anche se per un tempo non quantificabile con precisione i mercati di riferimento sarebbero stati deboli, i consumi sarebbero ripresi solo parzialmente, i voli aerei molto ridotti, la capacità di spesa dei consumatori diminuita del 40% nel turismo e nella ristorazione, i settori più colpiti. Economia del 90% significava, in soldoni, che il mondo avrebbe perso il 10% del PIL globale, cioè la maggior perdita dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Ripeto: “Quanto vale per noi una vita umana?”. Una risposta l’aveva data in tempi non sospetti Barack Obama, attraverso il suo Ufficio del Bilancio: 7-9 milioni $. L’aveva data per difendersi dall’accusa, lui premio Nobel per la pace, di avere sganciato nell’ultimo anno di presidenza 26.000 bombe in 7 paesi del mondo senza la bollinatura dell’ONU (sic!), diventando di fatto il maggior guerrafondaio di tutti i tempi. Le bombe avevano però salvato, secondo lui, molte vite di soldati americani, archiviando le altrui vittime nella cartellina “danni collaterali”. Classica modalità dem per trasformare l’oscenità politica in politicamente corretto, nel silenzio assordante del Tribunale dell’Aia

Altra domanda: “Quanto è costato il lockdown?”. E non solo in termini economici, ma anche in vite umane? Imporre il lockdown per evitare perdite di vite umane ha comportato di certo la devastazione dell’economia, ma anche l’implicito suggerimento a non curarsi per qualsiasi altra patologia che non fosse il Covid-19 (in molti casi sarebbe stato pure impossibile). Quindi anche il lockdown ha creato vittime, immediate (infarti) e a termine (diverse patologie, in primis quelle tumorali). Anche queste sono vite senza prezzo, o no?

Altre domande: “Quante aziende siamo disposti a far morire per salvare anche solo una vita umana?” Ovvero: “Quanti posti di lavoro siamo disposti a perdere?” E poi “Lo sappiamo che home working (smart è un termine radical chic inventato da influencer di regime) significa che per i lavoratori i pericoli superano di molto i vantaggi e si demolisce una cultura socio sindacale centenaria?” E ancora “Come la mettiamo con la socialità e la vita che sono state drammaticamente sacrificate dall’incompetenza dei virologi di regime?” E per finire “Qual è la risposta sociologica a tutto ciò? Accettiamo che l’alternativa sia il “divano di cittadinanza”, che sta avendo un grande successo nel mondo dei giovani più ignoranti?”.

Allora aveva ragione Sigmund Freud nel sostenere che quando si deve affrontare una realtà piena di incognite si naviga fra nevrosi e psicosi, due bracci di mare sempre tempestosi, aggiungo io. In conclusione, personaggio curioso il nostro Premier. Pretende i pieni poteri per decidere di rimandare le decisioni al trimestre successivo. Puah!

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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro