• che non bisogna aver paura perché i comunisti se arrivano al potere non cambieranno niente del suo meccanismo capitalistico di fondo;
• che non c’è nessun rischio che arrivino mai al potere (perché non lo vogliono) – e se lo conquistano non faranno mai altro che esercitarlo per procura;
• che in realtà il potere, un vero e proprio potere, non esiste più e, dunque, non c’è nessun rischio che qualcuno possa prenderlo o riprenderlo;
• ma anche: “io, Berlinguer, non ho paura di vedere i comunisti prendere il potere in Italia” – e questo può sembrare evidente ma non lo è più di tanto, poiché può voler dire il contrario (non c’è bisogno di psicanalisi per questo): ho paura di vedere i comunisti prendere il potere (e a buona ragione, perfino per un comunista).
Tutto questo è vero contemporaneamente. È il segreto di un discorso che non è più soltanto ambiguo, come possono esserlo i discorsi politici, bensì traduce l’impossibilità di una posizione determinata di potere. L’impossibilità di una posizione determinata di discorso. E questa logica non appartiene né al tale partito né al tal altro. Attraversa tutti i discorsi senza che lo vogliano.
Chi sbroglierà questo imbroglio? Il nodo gordiano poteva almeno essere spezzato. Il nastro di Moebius, invece, se viene diviso, dà luogo a una spirale supplementare senza che sia risolta la reversibilità delle superfici (qui, la continuità reversibile delle ipotesi). Inferno della simulazione…
Devoti ossequi,
Jean Baudrillard