Oggi in un mondo così specializzato?
Sono andata poco tempo fa ad una sorta di convivio organizzato alla Libreria delle Donne in occasione del cinquantesimo compleanno dello storico spazio, proprio su questi temi. Mia zia, Renata Sarfati, è una delle fondatrici e mi ha invitato a passare: è stato un piacere rivedere colleghi ma anche amici artisti che non vedevo da un po’. In realtà già da un paio d’anni artisti e scienziati si scambiano dei pensieri sul tema, moderati da Francesca Pasini, storica e critica d’arte, che ha condotto anche in questo caso gli interventi, soprattutto dei due scienziati coinvolti, un biologo e una matematica, con ovviamente qualche piccolo commento da parte degli artisti. Ciò che è sorto dal confronto è che gli scienziati a loro volta utilizzano come gli artisti l’immaginazione, o meglio una visione interiore che potremmo definire creativa, per costruire formule elaborate, un intuito che li guida nella loro pratica verso mete inesplorate.
Come del resto gli artisti procedono in modo simile, almeno per quel che riguarda il tema concepito, applicando un metodo, e se vogliamo allargare il discorso applicando dei processi simili, che sono connessi alla capacità di “vedere” forme, strutture e relazioni da una prospettiva inedita e inattesa. Anche la grande specializzazione in campo scientifico non prescinde da questa logica, e alle volte scienziati diventano artisti, come nel caso di Marco Trinca Colonel , dal passato in fisica, che ha portato la sua esperienza. Una volta tanto si è parlato, senza nessuna necessità di definire delle linee programmatiche o dar vita a nuove realtà, di questioni inerenti al mondo dell’arte, con serietà e dedizione. Una volta tanto non vi era nessuna finalità commerciale ma amore e passione per la propria disciplina e curiosità e attenzione alle altre. Anche se, mi sembra ma posso sbagliare, che gli artisti facciano sempre più fatica a parlare, a esprimersi, come fossero stati messi un po’ all’angolo, come fossero in punizione, ancor prima di iniziare.