Io amo i loro progetti, perché hanno sempre un che di fantastico e non solo in quanto percorso in divenire, ma per quel forte, esplicito desiderio che un’idea si trasformi in realtà. Desiderio che sottende a tutte queste opere “non finite”: una potente speranza, come fosse una preghiera. A un certo punto Daniela mi chiede: “Christo, quello dei Floating Piers?”. Improvvisamente mi sono resa conto di quanto ci fosse dello stesso fantastico anche in quella installazione. La serata, bella e preziosa perché rara, mi ha fatto continuare a riflettere.
Cos’è il fantastico? L’innaturale, l’onirico, il visionario? L’assurdo, l’irrazionale, il tabù? In generale si può affermare che è tutto ciò che è estraneo a quanto comunemente accettato in una data epoca. Il fantastico rappresenta nell’arte una presenza costante, con suggestivi esempi nel manierismo come nell’arte romantica, nel simbolismo, nel surrealismo. Da un lato è caratterizzato dal presentimento di una qualche minaccia, un’oscura visione, dall’altro di un mondo pieno di meraviglie.
Di rado gli artisti che hanno lavorato su queste tematiche agiscono in sintonia con le correnti a loro contemporanee, più spesso seguono un percorso individuale cercando, per così dire, il sublime nelle pieghe del quotidiano. E dalla fine del ‘900 il fantastico si trasforma e allarga il suo raggio d’azione, mutando le forme e i contenuti e scegliendo nuovi mezzi espressivi: dalla pittura, come nella migliore tradizione del fantastico, si passa alla scultura, all’installazione o all’happening, fino ai mondi virtuali.
E cos’è l’installazione dei Floating Piers, se non questo? Far camminare il popolo sulle acque, come nella Bibbia, non è forse attingere da una tradizione non solo religiosa ma anche mistica, o addirittura magica? Un’illusione realizzata con circa 220.000 metri cubi di propilene e ricoperta da 100.000 metri quadrati di tessuto giallo brillante, che ha attirato persone da tutto il mondo per camminare sul pelo dell’acqua. L’installazione di land art più conosciuta e popolare che sia mai stata ospitata in Italia, con code chilometriche e un milione e mezzo di spettatori ha permesso al pubblico, attraverso un capolavoro di ingegneria contemporanea, di sorprendersi del mistero insito nella dimensione mistico-religiosa. Quello stesso mistero che spinge lo sguardo dietro l’apparenza per esplorare mondi intermedi tra i sistemi ordinari, che in fondo sta alla base di tutto il fare arte.