Vita d'artista


Giovanni Fattori

La macchia consisteva nel vedere sul vero una figura, o umana o animale ( stagliata su un fondo), fosse un muro bianco o aria limpida o altri oggetti. 

Giovanni Fattori

La luce di Piacenza è morbida e dorata, forse un po’ pigra. Sarà per gli edifici bassi, per la presenza del Po che la costeggia, ma tutto è un po’ più dolce, quasi sospeso. Piacevole camminare per strada, di piazza in piazza, piacevole parlare con i piacentini, armoniosi, con quell’accento che non è ancora del tutto emiliano, ma un po’ rimane lumbard. A parte il fatto che l’Autostrada del Sole è per sua natura un grumo insondabile, per il resto Piacenza è davvero piuttosto vicina a Milano, c’è chi fa su e giù tutti i giorni per lavoro, o per studiare. Mangiamo benissimo, perché in queste città di provincia permeate di solide tradizioni culinarie, non si rinuncia a piatti gustosi ma forti, a sapori decisi. E chi lo fa più il Quinto quarto a Milano?

La gita è per vedere la grande mostra dedicata a Giovanni Fattori, e io li sto riscoprendo tutti questi grandi, straordinari italiani dell’800, a lungo dimenticati. Negli spazi ben ristrutturati di XNL (acronimo dell’ex-Enel, assai più prosaico) la mostra ti immerge al primo piano nel pieno del Risorgimento italiano: soldati, cavalli, paesaggi a campo largo ( che hanno inspirato grandi registi come Luchino Visconti e John Ford ) a volte fatti su piccole tavole molto orizzontali, che sembrano staccate da un parquet. Soprattutto gli animali, sono trattati con forza e naturalezza: si capisce che sono a lungo studiati, di fatto en plein air, come poi le belle le scene di vita rurale. Le prime opere sono un’elegia della “Macchia”, dipinti con coraggio e audacia contemporanea: a me onestamente il nome Macchiaioli non è mai piaciuto e a mio parere il movimento ha avuto minore visibilità anche per questo, rispetto ai contemporanei francesi, gli Impressionisti. In entrambi infatti è la luce-colore che costruisce ogni parte dell’opera.

Anche i paesaggi senza alcuna presenza umana sono di grande forza poetica, di una calma silente, come quelli della Maremma, e i boschi o il mare della sua Toscana, fatti con pochi ma essenziali getti cromatici. Mi hanno colpito poi molto le acqueforti, compendio al lavoro della pittura, così innovative, tanto da essere poi inserite, nella vicina Galleria d’arte moderna Ricci Oddi, in dialogo con le incisioni di Morandi. Ottimo, meraviglioso parallelo. La mostra va avanti un po’ e vale una bella domenica a Piacenza.

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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
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Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
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