LA Coppa


Un altro 4-3

È ormai tarda notte, qualche automobile che sfreccia veloce di ritorno a casa, per il resto silenzio.

Televisione spenta. Apro X, apro TikTok: inondati di commenti, foto, video. Tutto già visto, chiudo anche quelli. Tutto silenziato, ma il turbinio di emozioni continua, l’adrenalina rimane.

D’improvviso compare nella mente un bambino, sulla decina d’anni, me lo immagino seduto sul divano, a fianco al papà e ad un nonno ancora giovane, con gli occhi colmi di attesa. Non importa i colori della sciarpa o della maglietta, non importa se nerazzuri, giallorossi, bianconeri o blaugrana. Sono seduti davanti ad un grande schermo che proietta un campo verde, con linee bianche e uomini che si muovono.

Ecco mi immagino quel bambino di dieci anni, come potevamo esserlo noi, che siamo cresciuti con l’ultima grande ondata di calcio vecchio stile della prima decade degli anni 2000 e poi con il duo più forte di sempre, Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, che siamo cresciuti con le grandi notti europee, ben sapendo che l’anno successivo sarebbero tornate in primavera, che siamo stati incantati e rapiti da quelle giocate che abbiamo provato a rifare nei nostri campi. Ecco mi immedesimo in lui, che ha passione per il calcio, forse già inserita nel pacchetto base iniziale o forse trasmessa poi da papà e nonno, ma che negli ultimi anni non ha regalato spettacolo, emozioni forti, con la qualità tecnica complessiva diminuita, giri di affari enormi, ingresso di proprietà e fondi lontani, perso interesse e magia. E poi vede serate così, piene di tutto ciò che desideriamo dal calcio: goal, spettacolo, giocate, intensità, qualità, tecnica, emozioni, uomini, diluvio, vento, cadute e risalite, lacrime, leggi di vita, tutto condensato in 120 minuti, con un ragazzino, Yamal, che viene da Giove, e dall’altra parte, il significato di cosa sia la caparbietà, perseveranza ed organizzazione. I milioni che l’hanno vista si sono, prima di tutto, divertiti, il che non succede spesso nel calcio di oggi dove, anzi, si assiste a partite noiosissime per le quali il tempo speso a guardarle è perso.

Allora si, queste serate, queste partite, sono dedicate a bambini come lui, perché nonostante tutto, capisca che ha ancora un senso vedere quei 22 che corrono e tirano calci ad una palla che rotola su un prato verde.

Inter Barcellona 4-3 è la migliore semifinale europea di sempre, ideata e disegnata dal barba ai piani superiori con il suo sapiente e ironico pennello e come cornice San Siro, forse, ai suoi ultimi battiti.

Curioso come la partita del Secolo (ventesimo), 55 anni fa, sia terminata sempre 4-3.

Da coloro che ancora si emozionano, nonostante gli anni, un sincero grazie, dal cuore, per averci fatto tanto divertire.

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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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