IL Digitale


Riflessione Crowdstrike

Il 19 luglio 2024 sarà probabilmente ricordato come uno dei peggiori disastri dell’informatica, perché grazie ad un aggiornamento non adeguatamente testato ed inserito alla carlona in una decina di milioni di server e computer in giro per il mondo, Crowdstrike ha anticipato il fine settimana a decine di milioni di lavoratori. 

Ad altri milioni di sfortunati l’ha rovinato, chi perché non ha potuto viaggiare, chi ha saltato un’operazione, in una litania di disgrazie. Questo problema ha toccato solo chi usa Windows, mentre chi è su Linux o Mac non ha avuto grossi patemi, e l’impatto è stato molto diverso a seconda dell’utente.

Nonne ottantenni sono riuscite a rimettersi in carreggiata rapidamente seguendo quattro facili istruzioni: col ditino premi li, poi la, ora scrivi questa cosa in inglese, premi enter, scrivi quest’altra frase, ed in dieci minuti la vecchietta digitale è tornare a surfare sul web, beata. Al contrario, nelle grandi organizzazioni, tutti con lo schermo blu per ore: disperati quelli che si trovavano con clienti inviperiti davanti come ai check-in degli aeroporti e sportelli bancari, rassegnati quelli che dietro le quinte han fatto una pausa caffè olimpionica, contenti quelli che lavorando da casa hanno anticipato il fine settimana. Ora, com’è possibile che la nonna ripristini il suo computer in pochi minuti, mentre l’ingegnere, il contabile o il professore sbattano la testa per ore?

Nelle grandi organizzazioni non si può ammettere che l’utente dei sistemi informativi sia in grado di gestire la sua macchina in autonomia, e lo si tratta quindi come u-tonto. Pochissimi dipendenti al di fuori dell’IT hanno accesso completo, a livello amministrativo, al loro computer o server. In caso di problemi bisogna sempre rivolgersi ai tecnici preposti, che grazie alle tecnologie digitali sono stati ridotti ad un pugno di mosche remotizzato in qualche angolo del Paese, o in un altro continente a buon mercato. Così, per un problema facilmente risolvibile se hai il profilo da amministratore del tuo computer e le dita sulla tastiera, nelle grandi organizzazioni le squadre IT si son trovate a dover riparare migliaia di computer a testa: impossibile.

Questo modo bacato di pensare è giustificato dal malriposto senso di sicurezza: con la scusa di proteggerti dagli attacchi informatici nefasti e dalla tua stessa idiozia, ti impedisco di poter fare tutta una serie di cose sul computer, e mi devi chiamare quando hai problemi. Questo concetto è sbagliato già nella vita di tutti i giorni, perché se ogni tecnico deve seguire quattrocento persone, appena si verificano una decina di incidenti i tempi di risoluzione aumentano parecchio. Con Crowdstrike e la decina di milioni di computer bloccati, la maggior parte lontani dai tecnici, è ovvio il disastro.

Anni fa parlavamo di Bring Your Own Device (BYOD, porta il tuo computer), per lasciare che ogni dipendente potesse usare il computer di casa volendo, fatto salvo usare software specifici per il lavoro. Non se ne parla più perché ha prevalso il pensiero totalitarista, che si abbia a che fare con u-tonti che fanno solo danni, e devono essere limitati. Chissà se adesso impariamo qualcosa dalle nonne ottantenni che in dieci minuti sono tornate su Facebook?

Altro concetto di buon senso assolutamente ignorato in questa vicenda: perché rivolgersi ad un solo fornitore, sapendo che se fallisce lui si pianta tutto? È tempo di riconsiderare alcune scelte belle solo sui Powerpoint, ma improponibili in pratica.

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