Pensieri e pensatori in libertà


Leggere troppo lentamente, leggere troppo velocemente

Mentre vi trovate a leggere sotto l’ombrellone o sdraiati su un verde prato di montagna, siete nella posizione migliore per riflettere un istante su uno dei folgoranti pensieri, il n. 38, di Blaise Pascal. Il grande matematico e filosofo diceva che “Se leggiamo troppo velocemente o troppo adagio non capiamo niente”.

Sembra un’osservazione da poco ma non lo è: certo, ciascuno ha una velocità di lettura diversa e ciascuno deve trovare la sua, quella in cui riesce a capire.

Ma non è questo il punto dell’osservazione. infatti, a prescindere dalla velocità soggettiva, che è diversa in ogni persona, l’osservazione pascaliana comporta che ci sia un tempo intrinseco del significato della frase. Sono velocità diverse per ciascuno, ma ci deve essere una velocità. Leggere significa capire e il capire è legato anche a un tempo, a un ritmo intrinseco delle frasi. Il significato è sempre legato al suo tempo-spazio. Non ci sono frasi che si capiscono “senza tempo”. I significati non piombano nelle nostre menti senza mediazione del tempo, eccetto - forse - per le esperienze mistiche. Più veloce o più lento, ma il significato ha sempre un tempo.

L’osservazione di Pascal è ancora più evidente oggi nella sua novità. L’intelligenza artificiale, per esempio, “legge” in pochi secondi migliaia/milioni di articoli e libri, ma tutti percepiamo che “non li capisce”. Va troppo veloce, non rispetta il tempo interno delle frasi. All’opposto, rallentando la velocità di un disco di vinile, le parole sono storpiate. È troppo lento.

Gli esempi estremi fanno capire anche quelli normali. Un cattivo oratore è sia quello che salta troppi passaggi sia quello che vi insiste eccessivamente, quando ormai sono evidenti. In entrambi i casi, l’ascoltatore si annoia o perché non riesce a seguire e lascia perdere il filo del discorso o perché l’ha già afferrato e trova l’insistenza ridondante. La noia, esito del non rispetto del tempo intrinseco delle cose, è in effetti spesso la percezione di una mancanza di ritmo del vivere e del capire.

Ovviamente, da qui si può generalizzare. Se la frase detta o scritta ha un suo tempo intrinseco al quale si aggiunge poi il tempo soggettivo per cui uno legge e capisce più velocemente e l’altro più lentamente, non è forse vero che ciò accade con ogni aspetto della realtà? La comprensione del significato di qualsiasi cosa richiede tempo, anche la comprensione del mare o della montagna che sono davanti ai vostri occhi estivi. L’essere umano ha bisogno di molto tempo per crescere, più di ogni altro animale, proprio perché deve capire, deve partecipare dei significati delle cose, deve farli propri, deve entrare in ritmo con l’essere, spesso ripetendo delle azioni significative, gesti. In generale, si potrebbe dire che l’essere, la realtà ha significati e tempi intrinsechi ai quali poi collaboriamo, sviluppandoli, con i nostri atti e pensieri. Siamo co-autori o, diceva Tolkien, sub-creatori di una realtà che sempre ci precede.

Non poco, per un pensiero occasionale da ombrellone o da prato. Non poco neanche per una vacanza. Buona lettura e buona estate.


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