Pensieri e pensatori in libertà


Cambiare i programmi didattici all’epoca dell’AI

Alla fine dell’ennesimo incontro su Artificial Intelligence, stavolta nel contesto di un bel Happening universitario cagliaritano, uno studente magistrale di informatica, un po’ stupefatto dalle implicazioni e dalle prospettive filosofiche necessarie per capire e operare in quanto sta avvenendo, mi dice: “Ma noi informatici non abbiamo neanche un corso di filosofia o di etica o di estetica nelle nostre carriere da informatici. Così, ubbidiamo a ciò che ci dicono, e basta”.

Già, effettivamente questo è uno dei problemi attuali, connesso alla più forte e più assurda distinzione che forgia il sapere occidentale e, soprattutto – ahimé – quello italiano: la separazione tra discipline umanistiche e scientifiche, scienze dello spirito e scienze della natura. Come noto, questo è il risultato dell’idealismo ottocentesco e novecentesco, portato nel nostro sistema da Giovanni Gentile. Da un lato ci sono le scienze dello spirito, quelle umanistiche, che si occupano dei significati, delle idee, dell’estetica e dell’etica ma non di calcoli, di prove scientifiche e di precisione. Dall’altra, le scienze della natura, la scienza esatta ma fredda, insensibile a valori e sentimenti. L’idea di Gentile come dell’idealismo tedesco era che le prime fossero superiori alle seconde, meri calcoli, applicazioni, esecuzioni della sacra cultura astratta e concettuale. Nel corso di un secolo i valori si sono rovesciati: le prime sono considerate “belle ma inutili”, mere “chiacchiere”, e le seconde “vero sapere”, “le uniche di cui possiamo aver certezza”. Quelli che fanno ricerca davvero sanno che è una distinzione assurda e falsa, che più si va nel profondo delle questioni più il senso estetico, etico e ipotetico sono fondamentali per la scoperta scientifica, e che non c’è nessuna idea buona o bella senza precisione e calcolo. Ma, purtroppo, i pregiudizi di un secolo non si riparano in un giorno, soprattutto quando la distinzione scorre così facile e funzionale. Lo è solo apparentemente, non funziona mai davvero, ma è facile ed è facile perché banale nel suo confermare la pura apparenza: è come dire che la terra è piatta perché così appare, che non c’è Dio perché non si vede, che non c’è verità perché abbiamo opinioni diverse.

Solo che con AI il gioco è clamorosamente scoperto perché i saperi si intersecano all’origine. Per mantenere l’antica distinzione idealista si può dire, e si dice: “la tecnologia è neutrale dipende da come si usa”. Non è vero, ovviamente. La tecnologia non è neutrale, dipende da chi e come la costruisce. E, giustamente, lo studente di informatica continuava dicendo: “sono io che la costruisco ma senza nessuna nozione di filosofia, faccio solo quello che mi ordinano di fare”. E una volta fatto, all’ordine di chi ha una sua filosofia – non dichiarata e non discussa – , la velocità di questa tecnologia rende poi difficile il pensare.

Forse, l’era della rivoluzione digitale o, meglio, ormai, dell’intelligenza artificiale ci richiede di rivedere l’intera organizzazione scolastica, avendo il coraggio di superare finalmente il sistema idealistico e le sue classificazioni. Per costruire le nuove conoscenze e le nuove professionalità abbiamo bisogno di sviluppare insieme la creatività della matematica e della filosofia, l’esattezza della fisica e della storia, l’estetica e l’etica della letteratura e della tecnologia. Altrimenti, saremo condannati sempre a cercare di rattoppare il vecchio vestito idealista con toppe di discipline ispirate al mercato del lavoro attuale, senza mai riuscire veramente a cambiare l’impostazione e lamentandoci in continuazione o dell’astrattezza degli studi o dell’utilitarismo del mondo del lavoro. Ci vuole coraggio, è venuto il momento di cambiare. Speriamo che qualcuno dei governanti se ne accorga.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.