È il giubileo di movimenti, associazioni, nuove comunità cattoliche. Insomma, di tutti quelli che hanno incontrato e vissuto il cattolicesimo fuori dalle parrocchie. Il Papa ricorda che sono spesso un frutto del Concilio Vaticano II, della sottolineatura del valore assoluto dei laici nella Chiesa. Sono realtà che hanno avuto un ruolo decisivo nella fine del secolo scorso quando, nel culmine della secolarizzazione postmoderna, hanno riproposto un cristianesimo giovane, vivace, allegro, comunitario, spesso molto impegnato in opere sociali, interessato alla politica e alla società. Vengono da tutto il mondo e sono persone di grande positività, che spesso fanno parte della classe media, asse portante delle nazioni.
Il nuovo Papa, sobrio ma sorridente, ricorda a tutti le due cifre del suo Papato, per quanto se ne possa capire finora: il senso della comunità – personale, ecclesiastica, sociale e politica – e, agostinianamente, il primato della Grazia su iniziative e meriti privati e associativi. Alla comunità, che evidentemente conosce bene, il Papa americano crede, pur avendone presenti i limiti e l’inevitabile litigiosità. La trova un’antitesi all’individualismo e alla solitudine contemporanee. Sul concetto di Grazia, nessun articolo, nemmeno di Zafferano.news, potrebbe mai bastare. Val forse solo la pena ricordare che una delle implicazioni di questa insistenza è che nessuno si consideri eccezionale o indispensabile: ognuno cerchi di fare il bene che può e di sperare in Dio.
Rimane un’osservazione sociologica. I movimenti invecchiano. I giovani degli anni ’70, ’80’, ’90 del secolo scorso sono ormai vecchietti e, per quanto “estroversi e luminosi”, come il Papa chiede, non hanno forse più lo spunto innovativo di allora. Qualche problema ce l’hanno avuto tutti, una volta morti i fondatori. Alcuni dei responsabili successivi hanno frainteso il proprio mandato modificando il carisma originario, altri sono stati ritenuti presto inadeguati, altri ancora sono invecchiati ripetendo stanchi i medesimi format. Di certo, i giovani sono meno di una volta e i movimenti avrebbero bisogno di grande rinnovamento generazionale dei responsabili, del coraggio di iniziative nuove, di una formazione con metodi e contenuti contemporanei. Ce la faranno? Riusciranno a essere ancora significativi? È una bella domanda, ma forse nessuno può rispondere compiutamente perché è una questione della Grazia di cui sopra. Tuttavia, i volti lieti e la Piazza piena sono un bel segno del fatto che ci sia ancora bisogno di gente così, piena di vita, di capacità di sacrificio e di speranza.