Movimento lento, generalmente in 6/8, la forma della Barcarola è meno nota di altre ma non di meno ha attratto un ragguardevole numero di compositori. Ad esempio Donizetti la inserisce nell’opera “L’elisir d’amore” e Offenbach nei “Racconti di Hoffmann”. Non mancano le barcarole per voce e strumento (ne scrive Schubert) e quelle per pianoforte tra cui il brano composto da Mendelssohn nel 1830 a Venezia (“Venetianisches Gondollied”).
La più conosciuta è però quella scritta da Chopin a Nohant e poi rifinita a Parigi tra l’autunno 1845 e l’estate 1846 e dedicata alla baronessa De Stockhausen. È una delle composizioni più mature e raffinate dell’autore, uno dei suoi ultimi capolavori.
L’affascinante tema principale - esposto poco dopo l’inizio, morbido e leggermente malinconico - ritorna in seguito ma non come semplice ripetizione: Chopin lo arricchisce, lo espande, lo trasfigura.
Il compositore Ravel ne fece la seguente descrizione: “Nella “Barcarola” di Chopin quel tema in terza, flessibile e delicato, è costantemente rivestito di armonie sfolgoranti. La linea melodica è continua… l’intensità aumenta. Un nuovo tema, d’un lirismo magnifico, tutto italiano, esplode e poi si calma. Dal grave s’eleva un movimento rapido, come un brivido che scende su armonie preziose e tenere. Si fantastica di una misteriosa apoteosi”.
Splendide parole dopo di che bisogna ascoltarlo, questo brano. Trovate qui la “Barcarola” op. 60 in fa diesis maggiore di Chopin, nell’interpretazione del giovane pianista Daniil Trifonov.