Musica in parole


La Gymnopédie lenta e dolorosa di Erik Satie

La “Gymnopédie” in Re maggiore per pianoforte è così popolare che è difficile non averla mai sentita, almeno per caso.

Il compositore che la scrisse, Erik Satie, era uomo dalle mille stranezze, a cominciare dall’abitazione che aveva scelto per sé a Parigi, un bilocale - che chiamava “l’armadio” - in cui una stanza conteneva una segreta collezione di ombrelli scoperta solo dopo la sua morte.

Il geniale musicista iniziò a guadagnarsi da vivere come pianista di cabaret nel locale di Montmartre, Le chat noir. Nato nel 1866 e morto cento anni fa, il 1° luglio 1925, Satie fu sempre allergico alle convenzioni sociali e fortemente anti accademico; utilizzava spesso anche in musica il suo umorismo tagliente e acuto e di sé diceva di essere “venuto al mondo molto giovane in un tempo troppo vecchio”.

Nel 1888 Satie scrisse tre brevi pezzi per pianoforte intitolati, e non si sa con precisione il perché, Gymnopédies. Il primo, come anticipato è il più famoso, ampiamente eseguito in tutto il mondo e impiegato spesso nei film, nelle pubblicità, come sottofondo dei documentari.

“Lent et douleureux” indica lo spartito, una pagina di musica semplice, intenzionalmente semplice e dall’atmosfera rarefatta; comunica al tempo stesso leggerezza e introspezione attraverso una scrittura essenziale che rappresenta il cuore del linguaggio musicale del compositore, assolutamente spiazzante per l’epoca.

La sua musica sembra infatti galleggiare, senza urgenza né direzione, forse solo per creare un “ambiente” sonoro. Fu Satie a proporre il concetto di musica come “tappezzeria”. Musique d’ameublement: “musica che non ha bisogno di essere ascoltata… non ha identità… crea una vibrazione… non ha altro scopo”.

La critica musicale dei suoi tempi spesso ignorò o attaccò le sue composizioni considerate provocatorie e polemiche. Tra i primi a vedere invece in lui un precursore di nuove direzioni musicali ci furono Ravel e Debussy (che orchestrò due delle Gymnopédies); l’influenza della “Gymnopédie” n. 1 sarà per esempio evidente nella musica ambient di Brian Eno, nel minimalismo di Philip Glass e persino in certa musica per videogiochi e colonne sonore cinematografiche.

Personaggio che suscitò accese controversie durante la vita e anche dopo, Satie ha lasciato un’eredità musicale ancora fonte di studi e approfondimenti, in particolare quest’anno in occasione del centenario della sua scomparsa.

Ricordiamolo con l’esecuzione della sua “Gymnopédie” n. 1 proposta in questo video dal grande pianista Aldo Ciccolini.

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