Hanno di base eccellenti qualità tecniche, tuttavia non partono come i migliori, lo diventano con il tempo, le esperienze, le sconfitte, le critiche, e soprattutto attraverso l’allenamento, il lavoro, il sacrificio e l’autodisciplina. Sono caratterizzati dalla longevità, ancora in attività ad alti livelli, motivazioni elevate, nonostante le vittorie e l’età (tutti sulla quarantina), hanno uno stile di allenamento molto originale e personalizzato, così come un’attenzione estrema all’alimentazione, salute e quotidianità; hanno una forte componente ossessiva, ma non logorante.
Compagni ed avversari sono stati stimolati dalla loro intensità, mentalità, costanza e longevità, sono stati spronati ad evolvere le proprie capacità.
E da ultimo, hanno già preparato il loro futuro nel momento in cui termineranno (a breve) la carriera, evitando quel senso di vuoto che, in tanti, hanno provato al ritiro dall’attività professionale, non sapendo che fare in seguito e come gestire il denaro guadagnato.
Questa l’eredità, le interessanti novità che lasciano allo sport.
Sono cresciuto con loro, ammirandoli, prendendoli come riferimento, sono grato di tutto ciò che hanno testimoniato.
In questi ultimi due anni, tuttavia, è entrata dalla porta principale, con leggerezza e dolce sorriso, tutta la generazione nata nella metà della prima decade dei duemila, la piena GenZ.
Di impatto immediato è la maturità e consapevolezza dei propri mezzi a 17/18 anni, come fossero già adulti. Giocano finali internazionali con sguarnente naturalezza, qualità e freschezza inedite.
Un intreccio di tecnica, velocità, atletismo, sempre con sorriso, serenità e tranquillità.
Subito vincenti, forti, centrati: generazionali.
Il volto di riferimento di questa nuova generazione di campioni è la stella spagnola: Lamine Yamal. Figura già iconica a 17 anni. Ha origini marocchine e guineane, rappresentando un simbolo anche per tutti quei ragazzi nati in Europa da genitori extraeuropei.
Incarna tutte le caratteristiche di cui sopra, non sentendo il peso di tutti gli occhi addosso. Al Barcellona ed in Nazionale i compagni affidano sempre a lui la palla, con la fiducia che qualcosa inventerà.
Sin da subito questi ragazzi hanno accolto le responsabilità, pensiamo ad Andrea Kimi Antonelli che a nemmeno 18 anni e patente B, ha sostituito Hamilton in Mercedes in F1, Wembanyama chiamato ad essere la guida e il pilastro dei San Antonio Spurs, e come loro altri.
Un insegnamento prezioso a un Paese, l’Italia, restio nel dare fiducia ai giovani, non ritenendoli pronti per ruoli di responsabilità.
Se questi ragazzi riescono a coniugare leggerezza, spontaneità, sorriso, freschezza, qualità tecniche e fisiche di base eccezionali con le caratteristiche della generazione precedente di leggende, per loro potenziali genitori, in modo particolare costanza, intensità e longevità di carriera, faranno un percorso straordinario.