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Asini alla carica

Trump pare impermeabile ai malumori della sua base elettorale: l’idea di trovarsi in guerra con l’Iran vede l’opposizione del 60% degli americani, il supporto del 16%, mentre il 24% rimanente sta ancora valutando. E lui bombarda. La borsa ha ripreso i valori antecedenti l’annuncio delle tariffe, ma nel frattempo il mercato del lavoro s’è raffreddato ed i licenziamenti sono aumentati notevolmente: la gente borbotta, e lui continua imperterrito con le tariffe. 

Le promesse di tagli a burocrazie e spese. che avevano portato alla vittoria questo Presidente, non si avverano, con delusione di tutti. E lui dice che il budget è bellissimo.

YouGov, una delle tante aziende che testano il parere degli elettori, riporta che da inizio febbraio ad oggi Trump ha perso circa il 15% dei voti, passando dal favore alla critica della maggioranza in tutti gli stati. Questo calo varia a seconda dell’argomento di cui si tratta: il Presidente gode ancora di buon supporto sul tema degli immigrati illegali, pareggia sull’andamento dell’economia, perde pesantemente sulla gestione della spesa pubblica e sull’invischiamento guerrafondaio.

Stupisce che il Donald nazionale non metta alla berlina i tanti repubblicani che hanno affossato le sue richieste di taglio della spesa, chiedendo al contrario maggiori fondi, e facciano pure il possibile per bombardare a destra e sinistra. La loro resistenza è forte, e se Musk ha lasciato sbattendo la porta, non si vede come lui riesca a riprendere le promesse iniziali.

In questo contesto, cosa fanno i democratici per recuperare consensi? Il partito degli asini è pronto a partire alla carica e conquistare le prossime elezioni? Sanders ed AOC proseguono la loro campagna rivolta ai giovani, qualche governatore come California e Maine prende di petto il confronto col Presidente, e scalano le graduatorie delle preferenze. Metà degli stati è governata da democratici, ma serve molto di più della baruffa televisiva col Presidente, per tornare a vincere le elezioni.

Le grandi città sono dem, ed è li che Trump ha vinto le elezioni: sulla scorta del malcontento dei cittadini che si trovano a pagare tasse sempre più alte per servizi sempre peggiori. A Chicago hanno aumentato del 50% la spesa per le scuole, a fronte di un peggioramento nei voti dei ragazzi, a New York ogni persona paga in media $13.000 di tasse locali all’anno, senza vedere il minimo beneficio. Qui a Boston, per rimettere in sesto una metropolitana indegna del Congo, ci han chiesto $26 miliardi: più che dargli dei ladri, cosa vuoi dirgli? Da San Francisco le famiglie scappano, a causa del crimine diffuso, scuole sempre peggiori e tasse impossibili.

Per adesso le politiche di Trump non sembrano aiutare le grandi città: un conto è vincere il voto sulla scorta del malcontento, altro è migliorare la situazione per davvero. Se gli asini vogliono riprendersi la Casa Bianca, è meglio che vadano alla carica scardinando il modo clientelare ed inefficiente di gestire le nostre metropoli. Se finora San Francisco ha sprecato oltre un miliardo di dollari l’anno per una quantità di senza tetto che è dodici volte la media nazionale, Governatore e sindaco devono cambiare politica alla svelta: riduzione delle tasse e nessun albergo per i senza tetto. Se i ragazzini nelle scuole di Chicago diventano capre, Governatore e sindaco devono cambiar registro, velocemente. Quando a Boston ti chiedono $26 miliardi per rifare la metropolitana, devi indagare la banda bassotti che ti vuole fregare, ed escluderla da futuri appalti.

Non serve parlare di pace o democrazia nel mondo, iceberg che ricrescono, o facezie da ZTL con giardino rasato. Gli asini oggi hanno una possibilità di rivincita, ma devono correre ad aiutare la gente in modo pragmatico, adesso.

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Zafferano

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