Il Presidente negoziatore ha anche martellato i partner europei, convincendoli a portare il loro contributo alla difesa al 5% del PIL nazionale, a fronte del 3.6% americano. Vediamo se gli alleati onorano il patto NATO; intanto le azioni della difesa fanno festa in vista della crescita produttiva. Gli USA fanno il 43% delle esportazioni mondiali di armi, molto più dei concorrenti se pensate che la Cina arriva al 6% e la Russia briciole, dovendo produrre per le proprie necessità.
Per darvi un’idea delle dimensioni della nostra difesa, l’aviazione conta su oltre 5.000 aerei, mentre tutte le compagnie aeree messe assieme non arrivano a 6.000: quasi lo stesso numero di aerei militari e civili, pensa te. Mentre America ed Europa spendono il 52% di tutta la spesa militare mondiale, Cina e Russia fanno il 18% ed il resto proviene dagli altri paesi sparsi per il mondo.
I nostri politici guerrafondai, alla stregua di quelli europei e dei media mainstream che ne amplificano l’aria fritta, ci intortano sul concetto che questo è un investimento, per la nostra sicurezza ed il nostro futuro. La parola investimento implicherebbe una probabilità, vuoi di perdere o di guadagnare più di quanto s’è speso, ma con la difesa questo concetto si perde nella nebbia. Se vengo invaso, le armi possono servire a mitigare i danni, o a peggiorarli, come vediamo nel caso ucraino. Se invado, o conquisto le ricchezze dello sconfitto o, di nuovo, ho sprecato l’investimento. A giudicare dai conflitti recenti, non si capisce come si possa guadagnarci se non facendo come l’America, vedendo le armi ai combattenti ma standosene tranquilla a casa.
A pensar male si fa peccato, ma l’idea che un paese da undici fusi orari e 150 milioni di abitanti, che dopo tre anni di sanguinoso conflitto ha conquistato solo il 20% dell’Ucraina, ora voglia conquistare l’Europa, è particolarmente truffaldina. Dovremmo riflettere su altre idee balzane che ci sono state proposte negli anni recenti, guarda caso sempre per il nostro bene, per proteggerci dall’emergenza di turno. Abbiamo iniziato col terrorismo arabo, poi il cambiamento climatico, poi il virus: politiche totalitariste e spese folli a carico dei contribuenti, sempre per il loro bene.
Quando l’FBI ispeziona i controlli degli aeroporti per prevenire il terrorismo, li buca nel 97% dei casi: agenti in incognito riescono a passare con armi ed esplosivi, mentre noi plebe continuiamo a toglierci scarpe e cinture, e prostrarci in infinite scuse se abbiamo dimenticato la bottiglietta d’acqua o le forbicine nel bagaglio a mano. Son soddisfazioni, quando sai che $100 miliardi all’anno sono spesi per mantenere questo apparato teatrale, degno di Broadway.
La probabilità che i nostri $1000, insieme agli $800 miliardi europei, si traducano in uno spreco senza pari, causato tanto dal malgoverno della spesa pubblica quanto dall’assenza di un vero rischio di attacco, è molto alta. Assoluta certezza per il corollario, ovvero il fatto che per sganciare quei $1800 miliardi continueremo a non investire adeguatamente in infrastrutture, salute ed educazione. A quel punto i Patrizi ci diranno che i 56.000 chilometri di alta velocità cinese sono un pericolo per noi, e ci spiegheranno che è meglio bombardarli. Auguri.