In realtà, è il mondo della finanza ad imporre questa strada, pena le bastonate in borsa se non licenzi una buona parte dei tuoi lavoratori.
Cosa possiamo fare per mitigare il rischio di esser presi sotto da questi luminari del management, il cui senso dell’etica mette i brividi ad una tigre siberiana affamata? Inutile ripetermi sull’importanza di giocare con questi strumenti, di essere i primi a provare ed immaginare come utilizzarli in pratica anche in ambito lavorativo. CEO e loro senatori non hanno tempo per sporcarsi le mani con LLM, LRM ed Agenti: sfruttiamo questa possibilità per capire in pratica come sfruttare la tecnologia a nostro favore.
Non mi ripeto nemmeno sui vantaggi di portare quel gioco a livelli quasi professionali: a prescindere dal lavoro che si fa giornalmente, riuscire a guadagnare qualche soldino vuoi da un blog o da una piccola applicazione vuol dire misurarsi con il mercato in modo diretto, importantissimo. Non importa che quel gioco, trasformato in lavoretto al fine settimana, ci paghi a malapena due cene al ristorante, perché ci insegna tantissimo. Se pensiamo che la fedeltà all’azienda è un’illusione, perché pure le aziende migliori in borsa licenziano come se non ci fosse un domani, capiamo che gestire un portafoglio di attività ci consente di mitigare il rischio, di stare più tranquilli.
Oggi propongo una riflessione sull’inflazione della conoscenza, sul fatto che lo scibile è alla nostra portata in modo immediato, strutturato, imbattibile. Se prima dovevo capirne di un argomento per poi fare la ricerca su Google, quella necessità ha iniziato a venire meno con gli LLM, ancor meno con i prompt per gli LRM, ed ancor meno adesso con gli agenti che in autonomia capiscono il problema che voglio risolvere e lo fanno senza dirmelo. Se oggi chiedo all’intelligenza artificiale di svilupparmi un’applicazione come la farebbe un ingegnere di Google, ed il risultato funziona, è meglio non dirlo al capo, o cercare un altro lavoro. Se gli faccio scrivere un articolo da Economist con i requisiti di qualità della ricerca, sintesi, anonimia e punta di umorismo che da sempre contraddistinguono quella testata, e l’articolo viene pubblicato, devo ripensare il mio lavoro.
Ci sono alcune cose dove IA non funziona, ed è meglio concentrarsi su quelle. IA non è capace ad imparare sulla base di cose che ha già elaborato, a risolvere problemi veramente complessi, a pianificare sul lungo termine, a gestire le interruzioni, a giudicare il gusto e l’estetica, a negoziare un conflitto, e gli esempi continuano. Senza entrare nel campo fisico, dove i robot non hanno minimamente la capacità di fare lavori artigianali, a causa del peso e consumo eccessivi, della destrezza infima e di una mobilità da tricheco sulle rocce, anche per i lavori da ufficio c’è speranza.
Basta tradurla in pratica: stando al passo con l’innovazione tecnologica ed usandola per il proprio tornaconto.