Quando l’intelligenza artificiale ha iniziato a farsi avanti prepotentemente qualche anno fa, nessuno ha pensato in modo architetturale, e ci siamo trovati ad organizzare l’ingestione di mille mila miliardi di dati per allenare il ranocchio elettronico e cavare il ragno dal buco. Il Retrieval Augmented Generation (RAG), che estrae dati da fonti interne ed internet, per poi centralizzarli in database vettoriali e da li provare a distinguere un gattino da una bottiglia, è stato l’equivalente di un’indigestione di parmigiana ed anguria gelata. Ci siamo affidati, ed ancora ci ci affidiamo, alla potenza di calcolo delle GPU e di server sempre piu’ potenti, per cercare di creare un senso dalla marea di dati ingurgitati in modo quasi caotico.
Abbiamo sviluppato sistemi di intelligenza artificiale con poco riguardo della proprietà intellettuale: libri ed articoli sono finiti nel tritacarne senza limiti, gratuitamente, e senza l’adeguato riconoscimento agli autori. Allo stesso modo abbiamo ingerito codice poco sicuro, che a sua volta ha messo in pubblico dati sensibili e riservati, dalle diagnosi mediche ai rendiconti patrimoniali, con conseguente patema d’animo per gli sfortunati coinvolti. Quando poi il ranocchio elettronico c’ha messo le sue allucinazioni artificiali, l’indigestione ha bussato alla porta.
Adesso che iniziamo a prendere confidenza con gli agenti AI, possiamo chieder loro di fare gli architetti, e di mettere molta più disciplina e buon senso nello sviluppo delle prossime applicazioni. Invece di estrarre i dati da ogni dove, e buttarli in una teglia di parmigiana alla rinfusa, gli agenti possono sviluppare delle query specifiche ed eseguirle in runtime, ossia andando a prendere solo i dati che effettivamente servono e mettendoli solo nel posto giusto, non a casaccio. Pensare all’architettura digitale con gli agenti AI consente notevoli vantaggi.
Innanzitutto si possono eliminare i doppioni dei dati, lasciandoli in database dedicati ed adeguatamente protetti rispetto ad accessi impropri. Per qualsiasi sistema informativo dobbiamo sempre limitare l’accesso al minimo necessario: solo alle persone ed ai programmi che ne hanno bisogno, solo per il tempo richiesto, e chiudendolo quando cambiano le carte in tavola. Questo consente di ridurre la superficie di attacco cyber e di garantire la freschezza del dato, eliminando gli scarti ed aumentando l’affidabilità dei risultati. Da ultimo, l’architetto AI semplifica e migliora l’esperienza dell’utente, il tratto distintivo di ogni designer ed architetto famoso.
Se istruiamo l’agente ad operare secondo i principi dell’architettura dell’informazione (qui la Guida all’architettura dell’informazione - Luca Rosati ) accedendo ai dati ed ai programmi secondo il principio del minimo accesso, ed usando l’elemento umano (human in the loop) per verificare i passaggi critici, passiamo dalla combinata parmigiana con anguria ad un piatto ben fatto, ed evitiamo problemi di stomaco.