Notizie dagli USA


Cervelli in fuga

I recenti tagli ai finanziamenti pubblici per la ricerca hanno impattato migliaia di ricercatori residenti in America, e parecchi di quelli stanno valutando di trasferirsi in università europee o orientali per proseguire gli studi. Allo stesso tempo, è forte l’influsso di cervelli in fuga da altri paesi, per cercare opportunità migliori. In questo numero riprendo le istruzioni per l’uso, mirate a quei giovani neo-diplomati e laureati che dall’Italia guardano a questa parte dell’oceano per un futuro migliore.

Premetto, con buon grado di certezza, che chi esce dalla scuola superiore o dall’università italiana non ha nulla da invidiare rispetto a colleghi di altri paesi: parlo per esperienza vissuta e per quella di amici negli ambiti tecnologici, della produzione e logistica, della medicina e ricerca. Conosco decine di infermieri, medici, architetti, ingegneri ed altri professionisti sparsi per Europa, Arabia e paesi del golfo, est asiatici ed America e non c’e’ mai un problema di preparazione o di capacità di risolvere i problemi lavorativi. E quando la base accademica e’ solida, la lingua straniera si affina rapidamente per quelle che sono le esigenze professionali.

Fatto salvo che per un italiano emigrare in altri paesi europei è immediato, veniamo al caso di chi voglia emigrare negli Stati Uniti, un processo decisamente più complesso e costoso, da ponderare adeguatamente.

Lasciamo da parte le probabilità minime di vincere la lotteria o di sposare un americano, due strade che consentono di arrivare alla residenza permanente in pochi anni e sono perseguibili, ma troppo aleatorie per scriverne. Lascio anche da parte il caso raro di chi abbia particolari meriti sportivi o scientifici, che consentono un visto in tempi rapidi ad olimpionici e premi Nobel, diventano più difficili quando la statura internazionale è meno chiara.

Il modo più probabile per immigrare legalmente in America è attraverso i visti lavorativi, per cui il datore di lavoro che ha sede qui, o che la deve aprire, deve mandare un proprio dipendente in considerazione delle competenze altrimenti non riscontrabili in USA. Per accedere a questo percorso il neo-diplomato o laureato deve lavorare almeno un anno per l’azienda in Italia, prima che questa possa avviare le pratiche che richiederanno almeno 6-9 mesi prima di arrivare al primo visto temporaneo.

Questo primo visto dura normalmente dai due ai cinque anni, è rinnovabile, e spesso si estende al coniuge ed ai figli, che possono quindi emigrare congiuntamente. Dopo la prima dichiarazione delle tasse in America, normalmente 18 mesi dall’arrivo, l’azienda può decidere di sponsorizzare il passaggio alla Carta Verde, ossia il permesso di residenza permanente, che da maggiori diritti e protezioni alla famiglia. Infine, dopo cinque anni di Carta Verde, anche in modo autonomo rispetto all’azienda, si può fare la pratica per la nazionalizzazione, che a quel punto vi rende cittadini di entrambe i paesi. Gli USA restano tra gli stati in cui è più rapido, mettendosi nelle mani di avvocati specializzati per gestire adeguatamente la complessità delle procedure, diventare cittadini: in 7-8 anni potete essere yankee.

Raccomando di ponderare a fondo questa scelta, perché l’oceano ed i fusi orari di mezzo, oltre alle notevoli differenze culturali che vanno dalla dieta, all’uso delle armi, all’impegno che si mette nel lavoro, ed il fatto che in pochi anni i genitori rimasti a casa diventano vecchietti da accudire, rendono questa migrazione un progetto che cambia la vita di tante persone, non solo di chi parte con lo zaino in spalla. È per questo motivo che quando mi viene chiesto, raccomando a neo-diplomati e laureati di iniziare con una migrazione indolore e semplice, in Europa. Vi consente opportunità professionali importanti, ma non comporta tutte le difficoltà descritte sopra. Nel frattempo amici e parenti si abituano all’idea di avervi lontano, ma non troppo, e se poi volete venire in America il passaggio è più semplice.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.