Si tratta di brani da salotto, pieni di spirito, ironia e raffinatezza; aprono il quarto volume dei famosi “Péchés de vieillesse” (letteralmente “Peccati di vecchiaia”). Già dal titolo il ciclo mostra una dichiarazione d’intenti: Gioachino Rossini, con disincanto e ironia, definisce queste opere come piccoli piaceri colpevoli della vecchiaia, simili a golosità culinarie.
Il volume che comprende gli antipasti spinge ancora più avanti il parallelo con il mondo del cibo intitolando i quattro pezzi come fossero portate di un menu francese: Radis (Ravanelli), Anchois (Acciughe), Cornichons (Cetriolini sottaceto), Beurre (Burro).
Questi brevi brani per pianoforte sono vere e proprie vignette sonore, ognuna con un carattere ben definito e una scrittura limpida ma ricca di sfumature. L’umorismo è palpabile non solo nei titoli ma nella musica stessa che spesso gioca con le convenzioni del tempo, talvolta prendendole anche un po’ in giro.
Nonostante la leggerezza apparente, i “Péchés de vieillesse” rappresentano una fase importantissima dell’arte rossiniana. Sono brani che, lontani dal fragore del teatro d’opera (che Rossini aveva lasciato per rifugiarsi a Passy in una sorta di “pensionamento” anticipato), svelano un lato più intimo e sperimentale del compositore e mettono in luce libertà formale ed eleganza di scrittura. È soprattutto in bella vista il gusto del musicista per la miniatura brillante.
Così insieme ai raffinati pranzi - Rossini com’è noto era un Maestro anche nell’arte culinaria - a Passy venivano offerte agli ospiti le novità musicali che il compositore andava via via scrivendo; pezzi che restarono a lungo manoscritti, pubblicati solo postumi. Chicche musicali come “Anchois” dove le acciughe saltellano di qua e di là sulla tastiera e poi scivolano con piccole “volatine di note” ora nel registro del piano, ora fortissimo. Indicazioni di sforzando e rallentando sono usate per creare minuscole esplosioni teatrali, quasi come una mini-scena lirica.
Vi lascio qui il video per assaporarle, queste acciughe che come gli altri hors d’œuvres ci ricordano il Rossini fine miniaturista, capace di trasformare un semplice “snack” musicale in un piccolo capolavoro.