Musica in parole


Musica in cornice: i dipinti di Miles Davis

Miles Davis è stato uno dei più influenti e innovativi musicisti della storia del jazz. A ricordarlo nei giorni scorsi anche Enrico Rava, il grande trombettista in concerto a Torino per l’edizione 2025 del Torino Jazz Festival. Rava tiene sempre a sottolineare quale strepitoso jazzista sia stato Davis e che proprio dopo aver sentito Miles suonare a Torino nel 1956 decise di comprare la sua prima tromba.

Nel corso della carriera Davis (nato nel 1926) ha rivoluzionato più volte il jazz contribuendo alla nascita di movimenti fondamentali, ha unito al jazz elementi rock e funk, ha esplorato la musica elettronica.

Il suo “Kind of Blue” è considerato un punto di svolta, il primo album di jazz modale della storia (1959).

Oltre che per il suo genio musicale, Miles Davis era noto per la forte personalità, lo stile e uno spirito perennemente all’avanguardia. Un grande innovatore, sempre.

Il Maestro del jazz era anche un appassionato pittore e negli ultimi anni della sua vita la pittura divenne per lui una seconda forma di espressione, un’estensione silenziosa ma potentissima della sua creatività.

Davis cominciò a dipingere seriamente quando la salute lo costrinse a rallentare i ritmi degli impegni come musicista; i suoi dipinti, spesso caratterizzati da forme astratte, volti stilizzati, figure tribali e colori vivaci - quasi stesse cercando di tradurre in immagini le stesse sensazioni evocate con la tromba - riflettono il suo spirito ribelle e sperimentale.

Alcuni suoi lavori pittorici hanno accompagnato la musica in quanto realizzati come copertine dei suoi dischi, a cominciare dall’album “Star People” in cui il disegno fa emergere il groove, il ritmo africano (1983). Altra interessante copertina è firmata da Davis insieme a Jo Gelbard (pittrice e poi compagna di Miles): un autoritratto per “Amandla” (1989).

Per Davis la pittura non era un hobby ma un modo alternativo per “suonare senza suonare” e nella sua autobiografia scrisse: “L’arte è come una terapia per me… e tiene la mia mente occupata con qualcosa di positivo quando non suono”.

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.