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Andare in pensione in America

Guy è un ottimo venditore, capace di convincere aziende piccole e grandi a comprare macchinari, a trasformare la loro fabbrica ed il magazzino per aumentare le performance usando le sue soluzioni. Reduce del Vietnam con due ferite da proiettili, è nato nel gennaio 1948: 77 anni. Gli faccio i complimenti per l’energia e la prontezza che dimostra, l’essere al passo con l’evoluzione della robotica e l’informatica, ad un’età dove molti preferiscono passeggiare in riva al mare. Sorride ed umilmente mi fa: “non è nulla, mi diverto, ed i miei genitori lavorano ancora oggi, 95 e 96 anni”.

Il padre guida il trattore nei campi di patate del Maine, la madre fa la contabile in azienda, ma solo 30 ore la settimana, per non stancarsi troppo. Son basito: in passato avevo assunto un 70nne che ha lavorato con me cinque anni per poi essere assunto in Ford e prendere la responsabilità della manutenzione dei veicoli commerciali di una regione importante. E nei fine settimana, ancora oggi che ne ha 81, corre in macchina. Ma 95 e 96 anni son proprio tanti.

Andare in pensione in America è qualcosa di particolare. I contributi federali che versiamo consentono di accedere alla pensione a 62 anni con uno sconto importante, o aspettare fino a 67 per prendere il massimo, potendo conciliare lavoro a tempo pieno o parziale senza problemi. Una parte di quelli che lavorano oltre l’età pensionabile, come nel caso del Bob che assunsi io, lo fanno per recuperare i debiti di importanti spese mediche, che l’assicurazione ha fatto in modo di non pagare. Conosco famiglie che dopo un tumore si trovano $1.500.000 da ripagare, e la differenza tra il divertirsi e voler lavorare, e doverlo fare per saldare un debito, è devastante.

Moltissimi sono quelli che acquisiscono una seconda cittadinanza, specie chi ha radici europee. Portogallo, Francia, Italia ed altri paesi offrono condizioni di maggior favore per la fiscalità, la casa e la sanità, che ha un costo decisamente inferiore al nostro anche quando sia coperto da un’assicurazione sanitaria privata.

La pensione federale consente una vita dignitosa solo se hai una casa di proprietà e conduci vita morigerata; quindi, quasi tutti integrano con la pensione privata conosciuta come 401K, uno strumento amministrato dal datore di lavoro che investe in fondi finanziari di ogni genere, dal più al meno rischioso. Negli ultimi anni l’apprezzamento delle case e specialmente della borsa ha consentito a tantissimi di andare in pensione con una buona dote, ma le ultime settimane di cali vertiginosi stanno allontanando il traguardo per chi pensava di ritirarsi adesso.

Questo sistema pensionistico andrebbe anche bene, se non fosse che solo il 53% dei lavoratori partecipa al 401K; quindi, il resto della popolazione deve tirare la cinghia o farsi aiutare dai famigliari. Nelle classifiche internazionali i sistemi pensionistici migliori sono quelli di Olanda, Islanda e Danimarca, seguiti da Australia, Singapore, Finlandia e Norvegia, proprio perché riescono a proteggere vuoi la totalità, vuoi una buona maggioranza della popolazione. Se una meta’ della gente riesce a vivere agevolmente, ma l’altra deve stare a stecchetto per andare avanti, significa che c’e’ spazio di miglioramento.

A meno di riforme importanti, credo continuerà il trend di impieghi part-time e lavoretti fino a tarda eta’, come pure quello dell’emigrazione dei pensionati americani, con alcuni che si divertono ed altri che lo fanno per necessita’. Per le imprese italiane del turismo, specialmente quelle specializzate in ospiti anziani, la possibilità di accedere a clientela ricca e pronta a spendere rappresenta una buona opportunita’ di business.

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Zafferano

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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.