Nato in una famiglia antifascista, anticomunista, anti azionisti (secondo i miei genitori questi ultimi erano i “giacobini” peggiori su piazza) il mio destino pareva segnato, senonché mamma, anarchica e “mangiapreti”, mi iscrisse alla quinta elementare dei Fratelli delle Scuole Cristiane (a Torino erano noti anche come Lasalliani) per ricuperare i tempi scolastici persi causa la guerra e la “bomba di Aulla”.
Mi innamorai del loro modo di insegnare (con l’esempio) e di mantenere la disciplina: erano le stesse della mia famiglia. Uno di loro, Fratel Igino, professore di francese dei miei figli, morto lo scorso anno quasi centenario, è stato uno dei mei amici più cari (ci siamo sempre dati del lei, per reciproco, immenso rispetto).
Quando poco più che ventenne, operaio Fiat come primo lavoro, ne scelsi un “secondo” (mantenuto segreto fino allo scorso anno) e cominciai a studiare a fondo il modello organizzativo della Chiesa dei primi secoli (quello su tre livelli) per poterlo applicare un giorno all’organizzazione umana che avrei (forse) diretto. Come ovvio, non sapevo che quegli studi e quelle sperimentazioni mi avrebbero portato a “IDEA”. Sessant’anni dopo sarebbe diventato il mio “primo lavoro”, e avrebbe rappresentato la mia terza o quarta vita.
Benedetto XVI spiegò come doveva intendersi il ruolo dello Spirito Santo – un ruolo di salvaguardia - nelle giornate del Conclave, e a questo mi attengo. Come studioso di organizzazione di vecchio pelo considero la formula usata per scegliere il Papa la migliore, perché tutti i membri, oltre una certa età (oggi settant’anni) hanno la possibilità di entrare da cardinale e di uscire da Papa, cioè con un ruolo di potere effettivo. Mentre nei Board del CEO capitalism entri maggiordomo e ne esci capo della servitù, ma sarai sempre servo condizionato da molteplici “tabernacoli”, per usare il linguaggio fiorito di “IDEA”.
I 133 cardinali che si chiuderanno nella Cappella Sistina, checché ne dicano i laici di sinistra e di destra, non sono divisi fra “progressisti e conservatori”, ma semplicemente, come scrive Giovanni Maddalena, mettono l’enfasi su due diverse ma unitarie linee teologiche: una più centrata sull’Incarnazione di Dio in Gesù di Nazaret, l’altra sull’opera dello Spirito Santo nella storia. Alla fine, sceglieranno il Papa che meglio si adatta al momento storico. Ed è qui che sta la forza di questo genere di elezione.
Il Papato old style otto-novecentesco è finito con Giovanni Paolo II. Con Benedetto XVI e con Francesco, e presto con il nuovo Papa, è iniziata una filiera di Papi che sarà in grado di interpretare e di guidare i cattolici a vivere pienamente il XXI° secolo.
Il XVIII° secolo fu molto vivace in termini di cambiamenti socio-culturali: guerre di conquista e d’indipendenza, illuminismo, rivolte, rivoluzioni. Ma riguardarono sostanzialmente il Patriziato, che ne uscirà sconvolto, con l’alta borghesia che sostituirà, nel bene e nel male, l’aristocrazia, rimanendo in sella al potere fino ad ora.
Il XXI° secolo sarà l’epoca in cui, finalmente, la Plebe sostituirà il Patriziato? Non lo so, credo che capiremo di più quando conosceremo se la teoria dei tre Imperi si concretizzerà e chi sarà il nuovo Papa che, ricordiamolo ai semplificatori di professione, non sarà il successore di Francesco ma, come sempre, molto più semplicemente il successore di Pietro.
Prosit!