Tre schizzi sinfonici per un paesaggio in movimento, vivo e mutevole come l’acqua stessa e un linguaggio musicale nuovo, segno di una nuova fase dell’evoluzione del compositore.
Nel primo dei tre movimenti “De l’aube à midi sur la mer” (“Dall’alba a mezzogiorno sul mare”) l’orchestra costruisce un crescendo lento e luminoso, come la luce che si fa strada sull’acqua.
Segue “Jeux de vagues” (“Giochi d’onde”) in cui a essere esplorato è il movimento imprevedibile delle onde. I ritmi sono frastagliati e i colori orchestrali cangianti.
Infine nel “Dialogue du vent et de la mer” (“Dialogo del vento e del mare”) il vento e il mare paiono confrontarsi in un dialogo sonoro e l’orchestra si fa maestosa. Ricerca timbrica di forte modernità.
Uno degli elementi che caratterizza “il nuovo Debussy” è la nitidezza della scrittura orchestrale che colloca quest’opera nella fase compositiva successiva a quella cosiddetta impressionista. I titoli degli Schizzi non descrivono ma sono lo spunto per stimolare le capacità di immaginazione dell’ascoltatore.
Nel tempo, l'opera ha ottenuto il riconoscimento che merita e che collocherà “La mer” tra i grandi lavori orchestrali del XX secolo ma non fu così al suo apparire. Pochi inizialmente colsero la nuova strada imboccata (e aperta ai compositori del Novecento) da Debussy. Alla prima esecuzione del brano, avvenuta a Parigi il 15 ottobre 1905 il pubblico si dimostrò in gran parte disorientato e i critici tutt’altro che benevoli.
In particolare il critico Pierre Lalo su “Le Temps” terminò il suo scritto sull’opera di Debussy con queste parole: “Io non odo, né vedo, né sento il mare”.
Il compositore rispose: “Io amo il mare e l’ho ascoltato con l’appassionato rispetto che gli è dovuto…”
Non resta che sentirlo, il mare di Debussy; eccolo in questo video eseguito con la direzione di Claudio Abbado (Lucerne Festival Orchestra).